Il Consiglio europeo della ricerca (European Research Council, Erc) è la prima agenzia dell’Unione Europea dedicata al supporto della ricerca scientifica di frontiera e pone il ruolo, l’idea e la carriera del ricercatore al centro del processo di valutazione dei Grant che eroga. Concepito con l’obiettivo di sostenere la ricerca di eccellenza in tutte le discipline, dalle scienze matematiche, fisiche e naturali all’ingegneria, fino alle discipline umanistiche, l’Erc è stato formalmente costituito nel febbraio 2007. Dopo quasi 10 anni di attività ha ricevuto più di 62.000 proposte progettuali, finanziato oltre 7.000 ricercatori come team leaders e circa 40.000 come team members, con un notevole impatto sul panorama della ricerca europea e mondiale, riconosciuto in più di 40.000 articoli scientifici internazionali.
Questo crescente successo – spiega Antonella Guidi per l’Almanacco della Scienza del CNR – ha consentito all’Erc di ottenere il 17% dell’intero budget del programma quadro europeo Horizon 2020, con una dotazione finanziaria di 13,1 miliardi di euro, raddoppiata rispetto al Programma quadro precedente (7.2). Operando secondo un approccio ‘investigator-driven (o ‘bottom up’), questi grant permettono ai ricercatori eccellenti di operare in autonomia, creando un proprio team e con piena libertà di gestione del finanziamento ricevuto. Inoltre, l’Erc ha cambiato il panorama scientifico in Europa, inducendo molti Paesi a introdurre schemi di finanziamento analoghi o strumenti politici finalizzati a incrementare la partecipazione. Anche il Miur ha recentemente avviato un pacchetto di misure per incentivare i ricercatori vincitori di Erc a svolgere l’attività in Italia, con l’attribuzione di 600 mila euro addizionali al contributo Ue. Il Consiglio nazionale delle ricerche è l’organizzazione italiana maggiormente performante in Erc con 22 grant conseguiti finora in Horizon 2020. Un buon risultato in rapporto alle statistiche generali nazionali.
Il neodirettore del Dipartimento di scienze chimiche e tecnologie dei materiali del Cnr Maurizio Peruzzini, vincitore di un Erc Advanced Grant 2014 con il progetto Phosun, che studia un nuovo materiale 2D a base di fosforo ‘stretto parente’ del graphene, ricorda: “Il Cnr ha attuato negli ultimi concorsi pubblici una politica volta a valorizzare e a promuovere come titolo preferenziale il possesso di un Grant Erc”. Mentre Andrea Camposeo, che grazie all’Erc Consolidator Grant 2016 svilupperà metodi di stampa ‘quadri-dimensionali’, ossia per oggetti 3D capaci di adattarsi all’ambiente, ritiene che il segreto del successo sia “lavorare in sinergia tra strutture diverse”. Claudio Conti, direttore dell’Istituto dei sistemi complessi e vincitore di un Grant Erc Proof of Concept nel 2016, con il cui sostegno ha realizzato un nuovo sistema in grafene per la difesa di superfici antimicrobiche ‘imitando’ il carapace del granchio, suggerisce di costituire un team di vincitori Cnr a supporto della preparazione e sottomissione delle proposte all’European Research Council. Matteo Zaccanti dell’Istituto nazionale di ottica del Cnr, vincitore nel 2014, reputa gli Erc “un mezzo senza pari che consente ai giovani ricercatori di compiere passi cruciali nel momento più produttivo della loro carriera scientifica”. Soprattutto per concretizzare il nesso inscindibile tra ricerca di base e applicata: “Senza la prima non è possibile alcuna innovazione tecnologica e senza quest’ultima non c’è competitività industriale”, conclude Emanuela Zaccarelli, dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr, vincitrice nel 2015.
Il Cnr, nel suo ruolo di raccordo della comunità scientifica, organizzerà a fine marzo 2017un evento all’interno della roadmap del Governo per la celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma, sul tema: ’60 anni di Europa e 10 anni di Erc: la ricerca come supporto ai processi di unificazione dell’Unione Europea-Verso una diplomazia scientifica’. “La volontà di celebrare contestualmente i due anniversari risiede nella convinzione che se da un lato la ricerca ha assunto un ruolo di primaria importanza nella creazione di un’Europa unita, dall’altro l’Unione ha consentito negli ultimi 60 anni lo sviluppo di una ricerca di eccellenza a matrice comune”, commenta Luca Moretti, responsabile della sede Cnr di Bruxelles, distinguendo “l’attività scientifica dei primi 50 anni a partire dai Trattati e gli ultimi 10 in due periodi di attività scientifica, ciascuno caratterizzato da specifiche peculiarità: il primo identificativo della ricerca legata alla ‘disruptive innovation’, il secondo maggiormente riconducibile alla ricerca legata alla ‘disruptive application’. Bisogna però ricordare che, per quanto gli ultimi 10 anni abbiano sfruttato le grandi scoperte del passato, hanno anche posto le basi per le grandi scoperte del futuro, secondo una gaussiana immaginaria che caratterizza la ricerca scientifica. È questo il ruolo che in Europa ha assunto lo European Research Council, che con il suo obiettivo di sostenere e finanziare la ricerca fondamentale di eccellenza sta gettando le basi per quella che sarà la ‘disruptive innovation’ del futuro”.