Ha preso il 17 gennaio su un paziente dell’ospedale Karakalpakstan, in Uzbekistan, un progetto contro la tubercolosi resistente ai farmaci promosso da Medici senza frontiere. In tutto saranno 630 i pazienti in Uzbekistan, Bielorussia e Sud Africa a iniziare i test anti-Tbc. La sperimentazione, denominata ‘Tb practeal’, portata avanti dall’organizzazione medico-umanitaria con il supporto della London School of Tropical Medicine & Hygiene e di altri leader nella ricerca medica, punta a una terapia di durata più breve (non più di 6 mesi) e con meno effetti collaterali rispetto a quella attuale. “Nonostante uccida più persone dell’Hiv, la ricerca sulla tubercolosi è tristemente sotto finanziata – sottolinea Msf – Nel corso degli ultimi 50 anni sono stati compiuti pochi progressi e il numero di ceppi resistenti ai farmaci oggi in uso sta aumentando a ritmi allarmanti”. Attualmente, evidenzia l’associazione, “i pazienti affetti da Tb resistente devono sottoporsi a un trattamento che dura quasi 2 anni, durante i quali devono assumere più di 10 mila pillole e subire dolorose iniezioni quotidiane per almeno 8 mesi. Gli effetti collaterali del trattamento sono spesso debilitanti e tra essi vi sono nausea, dolori articolari, psicosi e sordità permanente”. Lo studio si svolgerà in 2 fasi, precisa Msf. La prima (un test di fase clinica II) si concluderà nel 2018 e valuterà 3 differenti regimi contenenti i nuovi farmaci anti-Tbc bedaquilina e pretomanid. La seconda (fase clinica III) continuerà a testare i 2 regimi di maggior successo e si concluderà nel 2020. L’inclusione di bedaquilina e pretomanid “servirà a massimizzare il potenziale dello studio – spiega Msf – per sviluppare un trattamento radicalmente migliore per le persone affette da tubercolosi multiresistente ed estensivamente resistente ai farmaci”. I 2 farmaci saranno somministrati in combinazione con i medicinali già in uso per combattere la tubercolosi resistente (linezolid, clofazimina e moxifloxacina). “Msf è tra le organizzazioni non governative quella che si occupa maggiormente del trattamento di pazienti affetti da tubercolosi in tutto il mondo, specialmente quella multifarmacoresistente, e ci rifiutiamo di aspettare ancora anni o decenni per un nuovo regime di trattamento, mentre migliaia di nostri pazienti continuano a soffrire per trattamenti lunghi, tossici e fallimentari”, dichiara Bern-Thomas Nyang’wa, specialista di Tbc per Msf e coordinatore della ricerca. “Nonostante l’aggressività del trattamento oggi disponibile – aggiunge Bern-Thomas Nyang’wa – solo la metà delle persone affette da Tb resistente ai farmaci a livello globale è guarita. Gli attuali regimi sono semplicemente inadeguati. Questa è la pietra miliare di un importante progetto di ricerca che potrebbe salvare centinaia di migliaia di vite”. Msf sta portando avanti 2 studi clinici. L’altro, ‘end-Tb’, dovrebbe iniziare in Georgia entro l’anno. (AdnKronos)