Hotel Rigopiano, il racconto del soccorritore: “Scavavo con la pala, con le mani, con un ramo. Arrivo, arrivo, resisti…”

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Scavavo con la pala, con le mani, con un ramo… la sonda ci aveva fatto capire che li’, sotto tre metri di neve, c’era qualcuno. E io nella mia testa ci parlavo, con quella persona. Arrivo, arrivo, resisti… ti riporto io a casa. Sei troppo forte, non puoi morire cosi’, dai che arriviamo. E invece“: sono le parole del maresciallo Lorenzo Gagliardi, fra i primi soccorritori ad arrivare all’hotel Rigopiano travolto dalla valanga, alla guida della stazione del soccorso alpino della guardia di finanza di Roccaraso (Aq), intervistato da La Repubblica. “Ci hanno allertato alle 19.30, inizialmente dovevamo andare a Campotosto, dove c’era una slavina con una persona sotto, ma poi li’ sono stati impiegati quelli dell’Aquila. Lungo la strada abbiamo trovato tutti i mezzi dei soccorritori bloccati dalla neve, dagli alberi caduti, dai detriti. Tra l’ultimo pezzo di strada libero e l’albergo Rigopiano c’erano 8 chilometri“. L’hotel è stato raggiunto alle 4 e “non c’era quasi piu’ niente“, “solo una collina bianca“. “Poi abbiamo visto quella macchina“, “a 50 metri dall’hotel, in uno spiazzo, con il motore acceso. Era l’unica a non essere stata rovesciata dalla valanga. Dentro c’erano due uomini, Giampiero Parete e Fabio Salzetta, ancora vivi grazie all’impianto di riscaldamento dell’auto”. “Dovevamo stare molto attenti a eventuali nuove slavine, dovevamo aggirare alberi caduti, c’era una bufera di neve fortissima. Insomma: era una situazione rischiosa ma non c’era una soluzione b,” ha raccontato il maresciallo al Corriere della Sera. “Per entrare dove poi sono state recuperate le prime vittime abbiamo scavato un buco, una specie di tunnel verticale nella neve che in quel punto, cioe’ sopra il solaio della struttura crollata, era alta due-tre metri“. “Questo turno non si chiude come avrei voluto. Se avessi salvato qualcuno strappandolo alla neve e alle macerie sarebbe tutta un’altra storia“.

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