Vivere immersi tutto l’anno in una nebbia ghiacciata che limita la visibilità a dieci metri, con temperature che in inverno toccano e vanno oltre i -60° C non è solo un incubo… ma una realtà a Jakutsk, la città abitata più fredda del mondo, situata a circa 450 km dal Circolo Polare Articolo. Capoluogo della Sacha-Jacuzia, Repubblica autonoma della Russia, questa città, che conta circa 200.000 abitanti, si sviluppò nella seconda metà dell’800 grazie alle miniere d’oro e carbone della zona.
Il gelo che si respira qui non provoca solo brividi corporei ma nell’anima in quando sotto il regime comunista, dal 1929 sino alla morte di Stalin, nel 1953, la gente veniva spedita in questo luogo in punizione, costretta a lavorare per estrarre carbone a beneficio dei riscaldamenti della Grande Russia. Lo sfruttamento di manodopera, condannata ai lavori forzati, proveniva dai gulag, i campi di concentramento dove furono deportati tra i 15 e i 18 milioni di persone e dove morirono di freddo, lavoro, malattie e violenze, 2 milioni di individui.
A Jakutsk i bimbi non vanno a scuola solo se la temperatura scende sotto i -55°C, il latte viene venduto in blocchi, i gabinetti sono rudimentali gabbiotti esterni e ad ogni famiglia viene dato un blocco di ghiaccio che deve bastare come riserva d’acqua per tutto l’inverno.Gli abitanti vivono di pesca (scavando enormi buchi nel ghiaccio) e mangiando carne di cavallo o mucca. Per loro le temperature proibitive rappresentano una sfida quortidiana.Ma perché questo è un angolo di mondo dove il brivido fa, in tutti i sensi, da padrone?
Jakutsk si trova nella regione con gli inverni più freddi dell’emisfero boreale, lontanissima dal mare e dal suo potere mitigatore, in una vastissima area continentale sede di alte pressioni invernali di natura termica, con freddo da inversione, tanto più intenso quanto più si scende nei bassi strati. L’eccezionalità dei rigori di dicembre e gennaio dipende non solo dalla stagnazione dell’aria gelida in regime di alta pressione ma dalla diffusa e persistente presenza di nebbia che si ripete per 40-50 giorni tra fine novembre e metà febbraio e che, condensando sotto forma di ghiaccio su tutte le superfici non riscaldate, dona al paesaggio un aspetto uniformemente bianco e surreale, con edifici costruiti su palafitte, sempre riscaldati e grossolane e gigantesche condutture esterne, spesso rovinate su giunzioni e gomiti… per non parlare dei rudimentali mezzi di trasporto. Qui, insomma, il tempo pare essersi fermato.