Nella cultura scientifica non esistono verità assolute, solo affermazioni confutabili: la scienza è una disciplina umile e incompleta e gli scienziati lavorano per cercare di colmare le lacune. La maggioranza del pubblico pensa invece che la scienza debba fornire certezze assolute e quando constata che non è così la giudica inaffidabile e la guarda con diffidenza. Ma è da dubbi e incertezze che scaturiscono le indagini scientifiche. Sono questi i temi affrontati da ‘La scienza sa di non sapere per questo funziona’, di Maria Luisa Villa dell’Istituto di tecnologie biomediche (Itb) del Consiglio nazionale delle ricerche, volume vincitore del Premio nazionale di divulgazione scientifica 2016, organizzato dall’Associazione italiana del libro e patrocinato dal Cnr e dall’Associazione italiana per la ricerca industriale.
Oggi – spiega Laura Anderlucci sull’Alamanacco della scienza del CNR – la scienza influenza la vita quotidiana, tutti sentono il bisogno di avere un bagaglio di conoscenze che consenta di comprendere il mondo in cui vivono, ma, fa notare l’autrice, “mentre la società si avviava alla globalizzazione e il sistema produttivo si autodefiniva economia della conoscenza – rendendo la scienza il vero motore dell’economia – sia la scuola sia i mezzi di comunicazione di massa hanno scelto di privilegiare la semplice illustrazione dei fatti promuovendo tra gli italiani una forma di ignoranza informata. La ricchezza di nozioni associata alla povertà di argomentazioni non prepara affatto al ragionamento scientifico, che richiede invece l’abilità di paragonare e distinguere, integrando dati a sostegno delle proprie asserzioni”.
Rimedio a questa arretratezza è, secondo Villa, la promozione dell’alfabetizzazione scientifica, da non confondere con il possesso di un sapere specialistico. A ciò contribuiscono i mezzi di comunicazione di massa e la Rete. Le teorie scientifiche, per loro natura opere aperte e frutto di un’impresa collettiva alimentata dalla condivisione, si adattano perfettamente alle logiche open source del web 2.0. La ricercatrice dell’Itb-Cnr spiega però che questa nuova modalità di condivisione del sapere scientifico fa sì che non ci sia un controllo prima dell’accesso alle informazioni. “C’è quindi l’urgenza di porre dei filtri, non una censura, al fenomeno della revisione aperta affidata ai commenti dei lettori. La rete è ricca di informazioni ma ignora il concetto di qualità e affida interamente agli utenti il potere di giudicare. La scienza si basa sulla fiducia critica tra pari e il compito degli scienziati è di separare le notizie vagliate dalla revisione degli esperti da quelle diffuse senza filtro”, spiega l’autrice.
Gli scienziati hanno oggi la possibilità di diventare animatori di quella che Villa chiama la terza cultura, che media tra materie quali scienza, filosofia e storia. In tal modo essi avrebbero le capacità di rendere chiari al pubblico i significati più profondi del nostro mondo.
titolo: La scienza sa di non sapere per questo funziona’
categoria: Saggi
autore/i: Villa Maria Luisa
editore: Guerini e Associati
pagine: 139
prezzo: € 12.50