Mappa del cosmo a raggi X: eROSITA ai nastri di partenza

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Inizia un lungo viaggio per eROSITA (extended ROentgen Survey with an Imaging Telescope Array). Un viaggio di milioni di chilometri che, nel 2018, lo porterà nello spazio, nel cosiddetto punto di Lagrange L2. Un osservatorio privilegiato dello spazio, a causa della schermatura della Terra dal Sole, dal quale la sonda, da una distanza di 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, si troverà in un’ideale condizione di equilibrio gravitazionale.

La prima tappa del viaggio di eROSITA – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è il trasferimento, nella pancia di un aereo cargo, da Monaco – dove è stato costruito dai ricercatori del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE) – fino in Russia, per effettuare test e integrazioni in vista del lancio che avverrà il prossimo anno dal cosmodromo di Bajkonur. “È un momento eccitante, dopo un lungo decennio di sviluppo e integrazione”, afferma Peter Predehl, principale responsabile di eROSITA presso l’MPE.

Il telescopio spaziale è formato da sette moduli identici per gli specchi (nella foto), ognuno costituito a sua volta da 54 specchi rivestiti d’oro e incastonati come in un nido. Gli specchi sono stati realizzati in Italia da MediaLario su contratto diretto del Max Planck. Grazie alla sua estrema sensibilità, superiore a quella dei suoi predecessori, gli scienziati del MPE sperano di scoprire molte nuove sorgenti di raggi X nel Cosmo.

Il satellite scruterà, infatti, l’Universo a queste lunghezze d’onda. Numerosi, e ambiziosi, i suoi obiettivi, nell’arco dei quattro anni della missione. A partire dallo studio dei cluster galattici, in particolare dello spazio interstellare tra le galassie stesse, popolato di estesi filamenti di gas caldo. Lo scopo è realizzare una mappa a raggi X del Cosmo, per analizzarne l’evoluzione su larga scala. Ma la missione studierà anche i nuclei galattici attivi, che celano buchi neri supermassicci.

“Il telescopio eROSITA studierà più di 100.000 cluster galattici e milioni di buchi neri attivi al centro delle galassie. In questo modo – concludono i ricercatori del MPE -, potrà fornire nuovi indizi sulla misteriosa energia oscura, responsabile dell’espansione accelerata dell’Universo”.

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