A novecento anni dal devastante terremoto che colpì Verona e le zone dell’area padana centrale e orientale, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) organizza, venerdì 20 gennaio prossimo al Palazzo Franchetti di Venezia, una giornata di studio per fare il punto sulle conoscenze e sull’impatto del sisma del 1117, alla luce del know-how scientifico attuale. Il convegno, che vede la collaborazione dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia (IVSLA) e del Centro euro-mediterraneo di documentazione Eventi Estremi e Disastri (EEDIS), sarà una importante occasione di confronto e di verifica sull’analisi della pericolosità sismica dell’Italia settentrionale, in particolare del Nord-est, e delle problematiche di rischio che il fitto tessuto abitativo, industriale e artistico, pone oggi con sempre maggiore rilievo. Un evento catastrofico, quello del 1117, per molti anni oggetto di studio attraverso le numerose fonti scritte, epigrafiche e le tracce, in parte visibili ancora oggi, lasciate nel patrimonio architettonico delle zone colpite. Il terremoto del 3 gennaio 1117 è, infatti, il più antico evento sismico del mondo per il quale si abbia un quadro del danneggiamento tale da consentire oggi di stimarne l’area epicentrale e la magnitudo con tecniche analitiche rigorose, le stesse usate per analizzare terremoti di secoli più vicini. Questo evento è un unicum, sia come esempio concreto di terremoto raro e disastroso che potrebbe colpire ancora l’Italia settentrionale, sia come straordinaria testimonianza della cultura medievale italiana ed europea. Al convegno interverranno, tra gli altri, il Presidente INGV, Carlo Doglioni e il dirigente di ricerca INGV, Gianluca Valensise.