La steatosi epatica e la steatoepatite (fegato grasso) colpisce il 20-40% dei bambini obesi nei Paesi occidentali. Il 25-40% di loro va incontro a una progressione di malattia nel corso di pochi anni. E tra le conseguenze del breve-medio periodo la formazione di fibrosi epatica, ovvero di un tessuto cicatriziale nell’organo, che compromette la sua funzionalità. Ma adesso un nuovo esame, l’elastografia, consente di misurare l’elasticità del fegato del bambino e di monitorare la presenza o meno di fibrosi epatica in modo non invasivo e ripetibile nel tempo. A promuovere l’uso della tecnica sui piccoli pazienti una ricerca condotta in partnership tra l’ospedale pediatrico Bambino Gesù e la Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma. Finora la validità della tecnica era stata dimostrata su pazienti adulti. Lo studio, coordinato da Valerio Nobili, direttore malattie epato-metaboliche del Bambino Gesù, e da Antonio Gasbarrini, direttore dell’area gastroenterologia del Gemelli, con il supporto tecnico di Lidia Monti del dipartimento immagini dell’ospedale pediatrico, pubblicato sulla rivista americana ‘Radiology’, ne promuove l’utilizzo anche per i bambini. “Mentre la biopsia epatica presenta limiti legati all’invasività della procedura e quindi all’impossibilità di ripetere l’esame nel tempo – osservano i ricercatori – l’elastografia consente di valutare la fibrosi epatica in maniera non invasiva e di ripetere l’esame più volte nel tempo per monitorare la progressione di malattia o l’efficacia delle terapie“. Nello studio sono stati arruolati solo bambini tra gli 8 e i 17 anni con diagnosi di steatoepatite accertata tramite biopsia epatica, obesi o in sovrappeso. Per verificare la presenza di fibrosi gli esperti del Policlinico Gemelli hanno utilizzato l’elastografia real-time 2D-Shear wave, definendo il grado di fibrosi epatica in base ai valori di “rigidità”. La tecnica integrata in apparecchiature ecografiche tradizionali, permette di visualizzare contemporaneamente l’immagine anatomica ecografica del fegato per la corretta selezione della zona da valutare. L’esame non dura più di 5 minuti. “La tecnica – spiegano – si è dimostrata precisa e altamente riproducibile anche quando utilizzata da due diversi operatori. Ha dimostrato efficacia nella diagnosi non-invasiva della fibrosi epatica di grado lieve e moderato in un’ampia coorte di bambini e adolescenti affetti da fegato grasso“. Per questo “in futuro potrà ridurre drasticamente l’utilizzo della biopsia epatica per la diagnosi e il follow-up in ambito pediatrico“.
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Ricerca: nuovo esame indolore monitora il fegato grasso nei bambini
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