È il 15 febbraio 2013 quando un bolide di circa diciotto metri incendia i cieli di Chelyabinsk, in Russia, sulle pendici orientali degli Urali. Questo asteroide è stato negli ultimi anni oggetto di studio da parte degli scienziati dello Spain’s National Research Council (CSIC).
Lo scopo della ricerca, pubblicata su The Astrophysical Journal, è studiare una strategia efficace per deflettere la traiettoria di un eventuale corpo in rotta di collisione con la Terra.
Lo studio analizza, ad esempio, gli effetti dell’impatto di un proiettile cosmico lanciato contro un asteroide in grado di rappresentare una potenziale minaccia per il nostro Pianeta. I ricercatori spagnoli hanno, in particolare, condotto uno studio delle proprietà meccaniche del bolide di Chelyabinsk.
I risultati – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – sottolineano che la “composizione, la struttura interna, la densità e altre caratteristiche fisiche dell’asteroide sono fondamentali – si legge nello studio – per determinare il successo di una missione in cui un proiettile venga scagliato contro l’oggetto, per defletterne l’orbita”.
Secondo l’ESA, infatti, ha superato le 15.000 unità il numero di Near-Earth Objects (NEOs) scoperti dagli studiosi. Erano circa 10.000 solo tre anni fa, segno che la lista si arricchisce velocemente di nuovi ingressi. Per il NEO Coordination Centre dell’ESA, 590 di loro si trovano in una speciale “European Risk List”. Hanno, cioè, una probabilità diversa da zero, anche se molto bassa, d’impattare con la Terra.
I NEOs sono una piccola parte di un’ampia popolazione di più di 700.000 asteroidi noti nel Sistema Solare. Fossili cosmici di dimensioni comprese tra pochi metri e decine di chilometri risalenti agli albori del nostro sistema planetario, nel loro peregrinare celeste possono spingersi a meno di un terzo della distanza Terra-Sole. Ed entrare, così, in rotta di collisione col nostro Pianeta.
Nel mondo sono due i progetti principali che danno loro la caccia, entrambi negli USA: il Catalina Sky Survey, in Arizona, e il Pan-STARRS project, alle Hawaii. A partire dall’1 gennaio 2009 anche l’Europa si è unita agli sforzi della comunità internazionale, con il programma dedicato alla sicurezza spaziale: Space Situational Awareness (SSA).
L’ESA sta, ad esempio, sviluppando nell’ambito di SSA un telescopio a grande campo per scrutare il cielo notturno a caccia di asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra. Si chiamerà “FLY-EYE Telescope” e sarà, come dice il nome stesso, un telescopio composito “a occhio di mosca” con sedici lenti. Il FLY-EYE Telescope sarà realizzato da un consorzio a guida italiana, ed entrerà in funzione nel 2018.
Gli asteroidi, però, non sono solo una potenziale minaccia per la Terra, ma anche una preziosa fonte d’informazioni sul passato del Sistema Solare. Per questo, la NASA ha lanciato lo scorso 8 settembre 2016 una missione su uno di questi sassi spaziali. Si chiama Osiris-Rex. L’obiettivo è raggiungere l’asteroide Bennu, per raccogliere un campione da riportare sulla Terra.