di Roby Guerra – Claudio Pisapia, sociologo ed economista fuori dal coro (laurea in Scienze Politiche) di Ferrara, tra i curatori del Gruppo Cittadini Economia attivo nella città estense, tra le firme del quotidiano on line Ferrara Italia (di taglio metapolitico e metaculturale, direttori Sergio Gessi e Daniele Modica) e di Scenari Economici.it, ci illustra con una rapida e scorrevole intervista certa dinamica centrale per il futuro delle società attuali, spesso malinteso per via di certa retorica unilaterale ambientalista estrapolata strutturalmente e non come sottomenu (ma nulla più) fondamentale e complementare. Insomma oltre il mito alla Latouche della decrescità felice, nello stesso tempo senza alcuna nostalgia turbocapitalistica selvaggia. Per la cronaca il suo Gruppo dal 2013 ha realizzato conferenze con prof. del calibro di Amoroso, Sapelli, Galloni, Rinaldi, Zibordi, Cattaneo e una tappa del noto Barnard – Mosler tour (con la partecipazione in un cinema della città d’arte estense di quasi 700 persone. E , anteprima, vedi link in fondo intervista di Pisapia “I Cittadini fanno Oh” a Giuseppe Pavia, una serata con l’eretico artista diversamente socialmente impegnato… prossimamente a Ferrara.
INTERVISTA A CLAUDIO PISAPIA
D – Pisapia, green economy o techneconomy (con la e…) o altro, ormai decisivo per il futuro
ovunque, dall’Italia all’Europa, in Occidente?
R – Direi che è importante, in ogni cosa che si pensa o che si fa, guardare al futuro. Il problema più grosso della nostra direzione politica, oramai da trent’anni a questa parte, è che si continua a sostituire le tende in edifici che sono al collasso. I nostri politici sono solo dei politici e per questo incapaci di guardare lontano. Mettere in sicurezza un territorio costa in termini elettorali perché devi spendere soldi e quindi devi chiedere tasse in previsione di qualcosa futura. Sacrifici oggi per
migliorare domani.
Questo è quello che succede e porta avanti due concetti disastrosi: che non si guarda al futuro, ma si vive del presente e quindi non c’è speranza; che non si è capita, o non si vuole capire, come funziona l’economia, la differenza tra investimenti e bonus, Stato e famiglia, spesa pubblica e tasse,
e tanto altro.
Ci vuole coraggio e visione e capacità di spiegare le cose, ammetterai che è più facile aspettare un terremoto e poi vestire i panni dell’eroe che trova i fondi per ricostruire (anche se fino ad adesso non sono riusciti nemmeno nel “dopo” a parte le chiacchiere e l’uso elettorale della finta “lotta all’Europa”).
Ora è ovvio che dobbiamo aspettarci un futuro senza carbone o senza nucleare o senza inquinanti. Un rapporto più umano con noi stessi e con la natura che bisogna capire ci dovrà accompagnare, e questa non è un’opzione! Io vedo il futuro in armonia e l’armonia la costruisci prima con il tuo condominio, il tuo quartiere e la tua città. Poi con il mondo. Se questo si chiama green per me va bene. Il tuo territorio è il punto di partenza, quindi le persone che vedi ogni giorno, le aziende che sono dietro l’angolo, le campagne di Ferrara. Per questo aderisco ad un GAS di quartiere, è importante conoscere chi produce la mela sul tuo tavolo e come la produce. Vale anche come insegnamento ai ragazzi, quanti di loro sanno che i prodotti non nascono su uno scaffale della coop? E l’economia locale deve essere sviluppata anche come insegnamento in contrapposizione alla globalizzazione sfrenata che premia chi produce peggio, sfrutta il lavoro e svilisce la dignità umana. Vedo tante economie locali che utilizzano monete complementari le quali rendono possibili
l’incontro e la soddisfazione continua dei bisogni reali delle persone.
Quando concetti del genere saranno compresi potrebbe inserirsi la techneconomy, perché le comunità si vogliono sviluppare sui loro territori e con le loro caratteristiche ma le connessioni sono importanti e vanno diffuse e la rete deve aiutare e fare la sua parte. Oggi però non hai il contenitore giusto, ogni strumento è fine a un sistema di base sbagliato, che crea disuguaglianza e debito continuo. Quello che arriva sulla tua tavola o usi per la tua auto o per la tua casa è frutto di velocità, sfruttamento, salari poco dignitosi e tanto altro che bisogna imparare a rifiutare, ecco la visione di cui parlavo. Uno strumento è solo uno strumento, può essere buono o cattivo a seconda di come lo si usa. La velocità non serve, ci stà distruggendo. In suo nome si stà avvallando qualsiasi porcheria. E allora abbiamo bisogno di fermarci e ragionare sugli obiettivi, cosa che sempre più cercano di impedirci. Ti dico che gli eserciti romani in marcia riuscivano a coprire una ventina di chilometri al giorno, pensa dove possiamo arrivare oggi in un giorno. Nonostante questo non abbiamo tempo…
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