“Io non parlerei di una situazione allarmistica. Il rischio c’è, e io non mi stanco mai di ripeterlo che dobbiamo abituarci a convivere con il pericolo. Sì potrebbe esserci un effetto Vajont, ma c’è tutto le volte che un costone precipita dentro un invaso ed esce dal cordone”. A parlare a Denise Faticante per LaPresse è il geologo Mario Tozzi che così commenta la relazione della Commissione grandi rischi. Il documento non è certo rassicurante. Infatti si legge: “Non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento”. Le faglie attive dal 24 agosto 2016, giorno della disastrosa scossa di Amatrice, “hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (6-7)”. Non solo, in Abruzzo si rischia un “effetto Vajont”. Ma Tozzi cerca di placare gli animi anche di quei sindaci, come quello di Leonessa che hanno deciso di chiudere la scuole sine die.”Non si può – sottolinea Tozzi – non valutare la possibilità che questa nuova faglia abbia dato vita a una nuova sequenza sismica che potrebbe arrivare a forti magnitudo oppure se lo sciame stiamo scemando”. L’unica cosa per la quale Tozzi si sente di dare un consiglio è che l’ipotesi di svuotare il bacino delle dighe di Campotosto non sia la strada migliore da percorrere. “L’acqua ha una funzione importante dentro un bacino. Credo che non verrà prosciugato un po’ ma ovviamente non de tutto”.”Quindi – conclude il geologo – non è alto l’allarme ma è l’attenzione a dover rimanere sempre alta per evitare tragedie future o come quelle del passato”. Bisogna, quindi, come ha ripetuto molte volte anche la Commissione Grandi rischi, imparare a lavorare in tempo di pace. È un’opera paziente che potrebbe prendere almeno trent’anni.
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Terremoti Centro Italia, geologo Tozzi: “In casi come questi c’è sempre un effetto Vajont”
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