Non ci sara’ una ”spoliazione” dei beni culturali dai centri terremotati delle Marche a favore di un unico deposito temporaneo in attesa della ricostruzione, ma le opere ”resteranno nei territori, in tre-quattro o forse piu’ depositi, adeguatamente sicuri, in modo che possano essere conservate, restaurate e possibilmente fruite dai residenti e dai turisti”. E’ il punto di mediazione raggiunto oggi in un incontro a Macerata fra i sindaci, il commissario per la ricostruzione Vasco Errani, il dirigente generale del Mibact Antonia Pasqua Recchia, Fabrizio Curcio e il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. La sintesi di quanto emerso da un confronto definito ”schietto, senza sconti, ma anche molto costruttivo” la fa il sindaco di Macerata Romano Carancini, primo firmatario del ‘manifesto’ dei primi cittadini contro l’ipotesi che dipinti, sculture, arredi e pale d’altare salvati dal sisma nelle chiese e nei palazzi storici delle province piu’ colpite (Macerata, Ascoli Piceno e Fermo) venissero trasferiti ad Ancona, per ritornare nei luoghi di provenienza ”solo fra anni”. ”Non abbiamo niente contro Ancona – ribadisce Carancini – ma chiediamo che le opere restino ‘abbracciate’ ai territori, e possano fare da volano ad una nuova economia dei beni culturali, ad un marketing territoriale che aiuti i nostri centri a risollevarsi”. Carancini e i suoi colleghi pensano a depositi aperti al pubblico, dove magari i visitatori possano assistere in diretta alle operazioni di restauro, come avviene nei grandi musei internazionali. Una strategia ”certo piu’ impegnativa e costosa del semplice ricovero delle opere in luoghi antisismici climatizzati, ma la ferita che abbiamo subito e’ grande, e non possiamo scegliere scorciatoie”. Errani ha assicurato inoltre che per tutti i beni culturali delle 4 regioni colpite dal Terremoto verra’ approntato un piano poliennale di recupero integrale.