Circa un anno fa, l’1 febbraio 2016, l’epidemia da virus Zika veniva dichiarata un’emergenza di salute pubblica ma comunque la risposta internazionale non e’ stata adeguata. E’ il parere di diversi esperti intervistati dal New York Times, secondo cui il problema principale e’ che le donne nei paesi colpiti non sono state aiutate. Tra i successi della risposta al virus si contano gli appelli a non viaggiare per le donne in gravidanza, che hanno probabilmente risparmiato migliaia di casi ulteriori, e anche l’essere riusciti a garantire le Olimpiadi di Rio senza nessuna diffusione del virus. Una delle pecche principali, afferma Amir Attaran dell’universita’ di Ottawa, che propose una raccolta di firme contro i Giochi, e’ stata pero’ aver lasciato sole le donne latinoamericane. “Mentre ai turisti veniva detto di evitare le zone epidemiche, decine di milioni di donne sono state lasciate senza protezione – afferma Attaran -. E’ stato orribilmente razzista. Alle turiste americane venivano dati i migliori avvisi di salute pubblica, mentre alle abitanti di Porto Rico era detto qualcosa di interamente differente”. La risposta e’ stata inadeguata soprattutto nelle zone piu’ povere, affermano gli esperti, dove anche la diffusione di insetticidi e’ stata insufficiente. La paura delle reazioni delle comunita’ religiose, inoltre, ha fatto si’ che si evitasse da parte delle istituzioni di fare riferimento all’aborto nei casi accertati di malformazioni, e anche il consiglio di ritardare le gravidanze e’ stato dato timidamente. “Una raccomandazione di non rimanere incinte fino a quando il rischio non fosse diminuito doveva essere molto piu’ esplicita – spiega Michael T. Osterholm della University of Minnesota -. E per quanto riguarda l’aborto non se ne poteva parlare. Il Cdc ha sempre problemi con il Congresso quando parla di contraccezione e armi, figuriamoci di aborto”.