Cina: i decessi per malattie a cuore e polmoni sembrano dipendere dallo smog

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I decessi per malattie respiratorie e cardiovascolarie in Cina sembrerebbero essere legati all’inquinamento atmosferico. E’ la conclusione alla quale è arrivata un ampio studio epidemiologico condotto da ricercatori cinesi e americani in 272 città volto a indagare il rapporto tra esposizione alle polveri sottili (pm 2.5) e le morti per problemi respiratori e cardiaci. Pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, lo studio evidenzia che al crescere dell’esposizione alle polveri sottili aumentano anche i decessi per determinate malattie. Le polveri pm 2.5 sono una tipologia di particolato fine che è in grado di penetrare nei polmoni, specie durante la respirazione dalla bocca.

“L’inquinamento atmosferico prodotto da queste polveri è una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica nei Paesi in via di sviluppo, compresa la Cina. Tuttavia le prove epidemiologiche dei suoi effetti sulla salute sono scarse”, spiega uno degli autori, Maigeng Zhou, vice direttore del National Center for Chronic and Non-communicable Disease Control and Prevention presso il Centro cinese di controllo e prevenzione delle malattie. “Una nuova rete di monitoraggio ci ha permesso di condurre uno studio nazionale per valutare il legame a breve termine tra polveri pm 2.5 e mortalita’ giornaliera per cause specifiche”. I ricercatori sottolineano che lo studio ha delle limitazioni visto che nel Paese asiatico il monitoraggio delle polveri pm 2.5 è cominciato solo nel 2013 e per meta’ delle città i dati a disposizione erano relativi ad un solo anno. I risultati ottenuti sono comunque importanti: lo studio ha evidenziato che l’esposizione media annuale di pm 2.5 è stata di 56 microgrammi per metro cubo, ben al di sopra dei limiti indicati dall’Organizzazione mondiale della Sanità per la qualità dell’aria (10 mg per metro cubo). Inoltre ogni aumento di 10 mg per metro cubo di inquinamento e’ stato associato a un aumento dello 0,29% e dello 0,38% di morti, rispettivamente, per malattie respiratorie e per malattie polmonari ostruttive croniche.

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