“L’ho visto il giorno prima di partire per la Svizzera, mi ha detto ‘ciao, questo dolore non mi da’ tregua per fortuna sta per finire’“. Lo ha raccontato, asciugandosi gli occhi per la commozione, un amico di infanzia del Dj Fabo. L’uomo, Riccardo C., abita nello stesso palazzo dove era tornato a vivere il dj, con cui aveva giocato spesso da bambino nei cortili. “Io e gli altri amici eravamo spesso da lui e sapevamo da tempo della sua decisione – ha detto ancora Riccardo – noi l’abbiamo rispettata, e del resto cosa avremmo dovuto dirgli? Vedevamo bene quali erano le sue condizioni, e per noi era ancora piu’ drammatico avendolo conosciuto come era prima“.
“Siamo tutti convinti che non ha mai avuto ripensamenti – ha aggiunto l’amico – ma, anche se non lo ha mai detto chiaramente, siamo sicuri che ha sperato fino all’ultimo di poter morire a casa sua, di non essere costretto a scappare dall’Italia come un ladro, per avere una morte dignitosa“. Molta commozione anche tra i tanti che lo conoscevano in via Giambellino, un complesso di palazzi dove abitano 220 famiglie e in una bacheca all’ingresso c’e’ una mappa con i nomi degli inquilini e in quale scala abitano. “Questo Paese fa schifo, fa schifo un Paese che costringe una persona a doversene andare per poter morire, lontano dalla sua casa, dal suo letto – ha detto un altro vicino – noi lo vedevamo spesso, in questi ultimi anni dopo l’incidente e io non ho dubbi: ha fatto la scelta giusta. Io avrei fatto lo stesso”.