Freme in queste ore e tiene nuovamente banco da giorni la discussione e i pareri discordanti ad essa correlati, sull’Eutanasia e la scelta individuale di porre liberamente fine alla propria vita autonomamente. Principi moralistici, dettami etici e saperi religiosi sono gli ingredienti chiave dello scottante dibattito intavolato oggi, che si ritrovano ad essere mescolati tra loro nello stesso calderone, senza fondersi mai.
La morte di Dj Fabio in Svizzera ha riaperto la ferita mai rimarginata di Eluana Englaro e ancora una volta i due schieramenti tra favorevoli ed oppositori si sono irrimediabilmente ritrovati a guerreggiare tra loro, in una spietata lotta in cui non esistono ne vinti ne vincitori.
Dj Fabio ha deciso di morire in Svizzera, non avendo la possibilità di chiudere per l’ultima volta gli occhi nella sua terra. Ma come funziona la “dolce morte” in Svizzera? Quanto costa “comprare” la morte?
A fare da ponte tra l’Italia e la Svizzera sono diverse associazioni, la più importante Exit Italia che mette in contatto il sofferente con la Svizzera.
L’iter che bisogna seguire è lungo e complesso: in Svizzera una commissione di tre medici passa in rassegna tutta la documentazione del malato, poi arriva l’ok per il trasferimento. A questo punto arriva un medico che ha l’unico compito di dissuadere il malato dalla sua intenzione. Nel caso in cui ci sia una volontà ferrea allora si procede con il ricovero. Il malato viene dunque portato nella struttura e qui si procede con la somministrazione di un antiemetico che blocca il vomito. Dopo mezz’ora comincia il vero e proprio processo che pone fine alla vita.
Viene somministrato il pentobarbital di sodio. Dovrà essere lo stesso paziente con la sua stessa mano a bere la soluzione in acqua col farmaco. Dopo due minuti giunge il coma profondo; poi viene paralizzata la respirazione. Il costo del trattamento ammonta a 13 mila euro. Si pone così fine alla vita; un epilogo “dolce” che non può non peccare di retrogusto amaro.