Eutanasia, infermiera Curaconcura: la scelta di Dj Fabo diversa da quella di Bettamin

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“Quella del Dj Fabo è una storia molto diversa da quella di Dino Bettamin, perché non tutto ciò che avviene a fine vita si assomiglia. Dal nostro punto di vista è il lavoro di accompagnamento: noi abbiamo accompagnato Dino non alla morte, ma ad una migliore qualità di vita, fin dal primo giorno in cui lo abbiamo avuto”. Così all’Adnkronos, Anna Tabarin, che assieme al collega Santo Tavana dell’Associazione ‘Curaconcura’, ha assistito il malato di Sla di Montebelluna che ha chiesto di essere addormentato fino a non risvegliarsi più, traccia una netta distinzione tra i due casi di fine vita.
“Quello di Dino è stato un percorso culturale completamente diverso: la sua è stata una scelta legata alla dignità della vita. La scelta che ha fatto il Dj Fabo è frutto di un percorso, dall’inizio alla fine, diverso da quello fatto da Dino – spiega Anna Tabarin – tanto che il Dj ha scelto l’ eutanasia. Dino invece no, Dino aveva chiesto solo di non soffrire, di non essere lasciato morire soffocato e i suoi ultimi giorni li ha trascorsi dormendo, e posso assicurare che anche gli ultimi giorni, prima di addormentarsi, per lui sono stati giorni sereni e felici”. “Quello che ci rattrista come operatori è aver visto la triste storia del Dj Fabo, e soprattutto la sua possibile strumentalizzazione a livello politico”. E l’assistente sanitaria spiega che infatti “E’ sbagliato strumentalizzare le scelte di ognuno per fare pressioni pro o contro l’ eutanasia. La via corretta è investire sui percorsi culturali, soprattutto per il personale di assistenza. Libertà e autodeterminazione sul fine vita sono il frutto di un percorso culturare che deve coinvolgere però non solo gli operatori, ma tutta la società”.
Infine, alla domanda se nel suo lavoro si sia trovata di fronte a richieste come quella del Dj Fabo, Anna Tabarin spiega che: “In tanti anni e tanti casi di terminalità, di fine vita non mi è mai successo, forse perché erano molto credenti o avevano fatto percorsi culturali che li avevano portati a guardare a prospettive diverse”. (AdnKronos)

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