I droni contadino sono pronti: decolleranno entro 3 anni

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I droni contadino sono pronti al decollo: la promessa rivoluzione dell’agricoltura di precisione, grazie ai dati in arrivo da droni e satelliti, potrebbe diventare matura tra 2 o 3 anni. A spiegarlo a Roma Drone Campus è Riccardo Salvati, dell’università della Tuscia, ma non tutti gli operatori condividono queste previsioni. “Il nostro obiettivo – ha detto Salvati – e’ accelerare il trasferimento delle nuove tecnologie offerte dai droni e lo spazio verso il territorio, ossia per le esigenze degli agricoltori. Il collo di bottiglia di questo trasferimento e’ nell’elaborazione dei dati: gli agricoltori non sanno cosa farsene dei dati ‘belli’, vogliono cose concrete che possano mettere in atto”.

Trattori ‘digitali’ e sistemi hi-tech per il trattamento dei terreni, unito alla potenza dei dati che possono essere raccolti dall’alto, è considerato da anni un mix capace potenzialmente di rivoluzionare il mondo dell’agricoltura. Le attese finora non hanno portato molti frutti, almeno in Italia, se non isolati progetti pilota ma i tempi secondo Salvati sono ‘maturi’. “I dati dimostrano che i principi dell’agricoltura di precisione funzionano – ha spiegato Salvati – anche in Italia si e’ verificato che si puo’ avere un miglioramento sia per quanto riguarda gli aspetti economici che di impatto ambientale. E’ importante continuare con progetti di ricerca ma siamo sulla pista di decollo, serviranno altri 2 o 3 anni per far nascere un vero mercato”. La chiave è quella di mettere a punto strumenti che ‘traducano’ in modo semplice e chiaro i dati in arrivo dal cielo e indicare quali misure mettere in atto. Ma non tutti sono cosi’ ottimisti: “le promesse dei droni nel l’agricoltura sono una bufala mediatica”, ha commentato Antonio Iannuzzi, della societa’ di elaborazione dati Analyst Group. “I droni – ha spiegato – molto difficilmente riusciranno ad avere successo in una realta’ agricola come quella italiana, molto frammentata e dove la gran parte delle persone e’ over 60enne e pochissime aziende hanno le attrezzature ‘digitali’ adatte”.

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