Questo venerdì di febbraio non è un giorno qualsiasi: è un venerdì 17. Per chi non crede alle superstizioni, è un giorno come tanti come tanti, ma per chi si lascia influenzare sarà sicuramente interessante scoprire per quale motivo a tale giorno è associata tradizionalmente la sventura.
Innanzitutto ricordiamo che c’è addirittura chi soffre di “Eptacaidecafobia“: è questo il termine, derivante dal greco, che indica la paura folle del numero 17.
Il venerdì 17 è una ricorrenza considerata particolarmente sfortunata, a causa della congiunzione di due elementi negativi: il Venerdì Santo (giorno della morte di Gesù) e il numero 17.
Nell’Antico Testamento la data di inizio del diluvio universale si riconduce al 17 del secondo mese e, sempre secondo la Bibbia, il 17 è il giorno in cui è morto Gesù.
La Cabbala ebraica lo considera invece positivo perché è la somma di tre lettere dell’alfabeto ebraico che compongono la parola “bene”.
Nell’Antica Roma sulle tombe si scriveva “VIXI”, cioè “ho vissuto”, e nel Medioevo questa iscrizione veniva confusa con il numero 17 che invece in numeri romani si scrive XVII.
A Napoli il 17 è sinonimo di disgrazia, mentre nel resto del mondo i numeri negativi sono altri: nei paesi anglosassoni il giorno sfortunato è venerdì 13, mentre in Spagna, Grecia e Sud America è il martedì 13.