Ricerca: dalle piante il farmaco contro l’infertilità, sintetizzato ormone umano

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Dalle piante un farmaco contro l’infertilità. Cellule vegetali, infatti sono state indotte a produrre follitropina umana, utilizzata sia per stimolare l’ovulazione nella donna nei programmi di procreazione medicalmente assistita sia nei maschi per stimolare la produzione e la maturazione degli spermatozoi. E’ il risultato di uno studio coordinato dal Carlo Foresta, docente di endocrinologia università degli studi di Padova e condotto nella città veneta grazie a una collaborazione con l’azienda ABR-Active Botanicals Research. La ricerca è stata presentata al XXXII Convegno di medicina della riproduzione che si chiude oggi ad Abano. Da molti anni la follitropina (Fsh) presente sul mercato – spiega una nota – viene ottenuta dall’estrazione e purificazione delle urine di donne in menopausa o attraverso la reingegnerizzazione di cellule di mammifero. I ricercatori di Padova, guidati da Foresta, hanno utilizzato la metodica del Dna ricombinante e, in collaborazione con Riccardo Calafiore e Giovanni Luca dell’università di Perugia, hanno lavorato su cellule vegetali di Nicotiana Benthamiana (una specie vegetale appartenente al genere del tabacco), bioingegnerizzate a questo scopo. “L’ormone, prodotto attraverso questa innovativa metodologia, ha dimostrato in laboratorio una attività funzionale paragonabile a quella che si ottiene con le forme attualmente in commercio”, spiegano gli esperti. “L’aspetto innovativo della ricerca – spiega la nota- consiste nell’aver sviluppato cellule vegetali geneticamente modificate in grado di sintetizzare ormoni umani che, normalmente, non sarebbero state in grado di sintetizzare. La caratteristica dei farmaci sviluppati su base vegetale, rispetto a quelli prodotti per via biotecnologica in microorganismi o cellule animali, o come per la follitropina da purificazione dell’urina umana femminile, è quella di avere costi di produzione notevolmente inferiori a fronte di una eguale efficacia e maggiore sicurezza. Ci si attende quindi che questa nuova tecnologia di produzione possa avere un impatto considerevole in termini di costo, efficacia e sicurezza per il paziente”.

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