Prima giornata chiave, domani a Milano, per decidere le sorti del gruppo Ieo, dopo la manifestazione d’interesse avanzata da Humanitas e Gruppo ospedaliero San Donato per l’acquisizione dell’Istituto europeo di oncologia e del Centro cardiologico Monzino. Un’operazione del valore stimato in circa 300 milioni di euro, che vedrebbe l’Irccs fondato da Umberto Veronesi confluire in un maxi-polo anticancro con l’Humanitas di Gianfelice Rocca, e l’Irccs del cuore assorbito un grande centro cardiologico insieme al Policlinico San Donato, capofila della galassia presieduta da Paolo Rotelli, di cui fa parte anche l’ospedale San Raffaele. E’ in programma per la mattina, alle 11 in via Filodrammatici, l’attesa seduta del Consiglio di amministrazione del gruppo Ieo-Monzino durante la quale verrà esaminata la proposta di Humanitas e Gsd. E per il tardo pomeriggio, all’università degli Studi del capoluogo lombardo, è fissato un incontro in cui i vertici scientifici di Humanitas (con ogni probabilità alla presenza dell’immunologo Alberto Mantovani, direttore SCIENTIFICO) illustreranno il progetto e le sue finalità a un gruppo di medici e ricercatori della Statale in forze all’Ieo. Un confronto a porte chiuse che, secondo quanto si apprende, sarebbe stato chiesto a Humanitas – attraverso il rettore Gianluca Vago – da una ventina di camici bianchi dell’Irccs di via Ripamonti, con ruoli anche in ateneo.
Tra loro Paolo Veronesi, figlio dell’oncologo scomparso l’8 novembre scorso, che a nome della famiglia si è subito espresso a favore dell’operazione: “Una cosa positiva per Milano e per il gruppo. Papà ne sarebbe felice“, ha dichiarato a caldo all’AdnKronos Salute. Posizione rafforzata da successive dichiarazioni di Sultana Razon, moglie di Veronesi: “Umberto direbbe sì”. Di fronte alla manifestazione d’interesse, invece, ha subito ‘fatto muro’ il Cda del gruppo Ieo-Monzino, sottolineando che la proposta di Humanitas e San Donato “non è stata né sollecitata, né concordata, né condivisa preventivamente con il management e con il Consiglio di amministrazione”.
Il presidente del Cda Carlo Buora, e l’amministratore delegato Mauro Melis, hanno definito “lo smembramento del gruppo a favore dei due concorrenti generalisti, entrambi a controllo familiare, un gravissimo danno al perseguimento delle finalità medico-scientifiche dei due centri d’eccellenza”. In difesa dell’indipendenza “come condizione necessaria“, e del modello no profit del gruppo (per statuto i margini reddituali vengono destinati alla ricerca), si sono schierati anche direttori scientifici e primari di Ieo e Monzino. E “la volontà di difendere l’attuale modello, come forma di responsabilità sociale“, è stata definita da fonti vicine al dossier “una visione condivisa da diversi fra i principali grandi azionisti“. Ma fra chi la pensa così, e chi invece spinge sulla leva del fare massa critica per essere più competitivi a livello internazionale, la partita sembra ancora aperta. Con la riunione del Csa, i prossimi passi attesi sono la nomina di un advisor e la convocazione di un’assemblea dei soci. A loro l’ultima parola.
Di certo è una coincidenza, ma salta all’occhio che sul destino dell’Ieo, caratterizzato da una compagine azionaria composita che riunisce gran parte dei piani alti della finanza italiana, si sono formati degli schieramenti che riproducono, a grandi linee, la spaccatura che divide il sistema su altre partite, che riguardano società quotate in Borsa, come le Assicurazioni Generali. Nell’azionariato dell’Istituto fondato da Umberto Veronesi sono presenti molti dei soggetti che sedevano nel patto di sindacato di Rcs Mediagroup (Mediobanca, Intesa SanPaolo, Pirelli, Unipol, Italcementi, Generali, la stessa Edison), il cui scioglimento, avvenuto nell’autunno del 2013, ha segnato l’avvio di una fase nuova nella finanza italiana, più movimentata, di cui si vedono gli effetti su diverse partite importanti per il futuro del Paese, a partire da Mediaset e da Generali.
Tracciare paralleli tra storie affatto diverse come quella del Leone e quella dell’Istituto europeo di oncologia (una Srl la cui sede legale è in via Filodrammatici, nel quadrilatero di Mediobanca, che ne ha sempre ospitato i Cda) può essere fuorviante, anche perché ogni dossier ha le sue specificità e fa storia a sé. Tuttavia sembra che, anche sul futuro dell’Irccs, piazzetta Cuccia stia da una parte, quella contraria alla vendita alla cordata Rocca-Rotelli, e la Ca’ de’ Sass dall’altra, quella favorevole. E Giuseppe Rotelli, il fondatore del gruppo San Donato, aveva ottimi rapporti con il presidente emerito di Intesa SanPaolo Giovanni Bazoli.