Sono davvero numerosi le leggende e i miracoli aventi come protagonista Sant’Agata. Una molto nota è “la leggenda dell’impronta”. Quinziano, il potente persecutore di Agata, voleva convincerla che la via del piacere fosse più gradevole rispetto a quella della virtù. Così la Santa, infastidita, gli rispose a tono: “E’ più facile che si rammollisca questa pietra, che non il mio cuore alle tue blandizie” e battè il piede, che lasciò un’impronta sulla pietra, ancora oggi conservata a Catania, nella Chieesa del Santo Carcere. Quinziano ebbe le ore contate. Dopo le torture inflitte alla povera Agata, si narra che la terra fu scossa da un terremoto e la gente, dopo essersi convertita al Cristianesimo, si ribellò contro il tiranno, costringendolo a scappare. Ma egli, nel tentativo di attraversare il fiume Simeto, vi annegò nei gorghi…avvenimento, questo, che diede vita all’agghiacciante “leggenda del Simeto”.
Sembra che la notte tra il 4 e il 5 febbraio, giorni del martirio, da quei gorghi in cui Quinziano perse la vita, si sentano ancora le sue urla disperate che sembra chiamino, ripetutamente, il nome di Agata e l’ultimo nitrito del cavallo, entrambi travolti dalle onde vendicatrici del fiume. Celebre l’iscrizione agatina MSSHDEPL. Ma qual è il suo significato? Incisa su una tavoletta, secondo la leggenda fu portata da un angelo e depositata sulla tomba di Agata nel 251 d.C. Letteralmente significa: “che la mente di Sant’Agata è sana e spontanea per l’onore di Dio e per la salvezza della città natale, di cui è patrona”. Un’altra iscrizione, NOPAQUIE, significa: “Non offendere la patria (Catania) di Sant’Agata, perché lei è vendicatrice delle offese”. Secondo la leggenda, a causa di questa frase, trovata in un suo libro di preghiere, l’imperatore Federico II di Svevia, nel 1232/33, dopo aver deciso di far morire tutti i catanesi che si erano ribellati al suo dominio, cambiò idea, salvando loro la vita e limitandosi solo a diroccare Catania e alla costruzione del Castello Ursino, dove sulla facciata principale è ancora inserita un’icona marmorea rappresentante l’aquila sveva che strozza l’agnello catanese.
Si parla anche dell’eruzione del 252. L’anno dopo la morte di Sant’Agata, Catania fu minacciata da una violenta eruzione dell’Etna. Gli abitanti di numerosi villaggi, spaventati davanti alll’avanzante torrente di fuoco, fecero ricorso al Velo della Santa che cingeva il suo sepolcro. Quel velo, opposto al fuoco che avanzava inesorabile, il 5 febbraio fece arrestare l’eruzione, iniziata il 1 febbraio. Secondo la tradizione, il Velo virginale di Sant’Agata, lungo 4 metri e largo 50 cm, originariamente sarebbe stato bianco, come simbolo di candore di vita cui la Santa non venne mai meno. Secondo la leggenda, appena esso fu posto a contatto con la lava, divenne rosso fuoco… colore che ancora oggi si osserva, racchiuso in un prezioso e artistico reliquiario. Celebre il miracolo di Santa Lucia. Nel 303 circa, Lucia di Siracusa si recò, con la madre, gravemente ammalata, a visitare il sepolcro di Sant’Agata. Ella desiderava la guarigione e la conversione della madre, mettendosi devotamente a pregare, fino a che, Sant’Agata, apparsale in sogno, le disse: “Lucia, sorella mia, perché domandi a me ciò che tu stessa puoi fare?
Confida che come la città di Catania è sublimata da me in Cristo, così la tua Siracusa sarà nobilitata”. Lucia ottenne la guarigione della madre e, nell’anno seguente, il 13 dicembre, subì il partirio. Nel 1169, invece, Catania fu scossa da un disastroso terremoto, nel giorno 4 febbraio, alle ore 21, quando molti cittadini catanesi erano radunati nella Cattedrale per pregare in onore della Santa. Nel crollo della Cattedrale morirono il vescovo Aiello e 44 monaci, oltre ad un numero imprecisato di fedeli. Nei giorni seguenti imperversarono altre scosse di terremoto e maremoto sulla città e la tradizione vuole che il terremoto cessò solo quando i cittadini presero il Velo della Santa e lo portarono in processione. Altre catastrofi naturali, terremoti, eruzioni dell’Etna, pestilenze, avvennero nel 1231, 1357, 1444, 1575, 1669, 1693, 1743 e 1886 e la loro risoluzione si attribuisce all’intercessione della Santa. Per più di 15 volte, dal 252 al 1886, Catania è stata salvata dalla distruzione della lava, preservata nel 535 dagli Ostrogoti, nel 1231 dall’ira di Federico II, nel 1575 e 1743 dalla peste.