Di Gianluca Congi – Restituiamo il maltolto ai lupi italiani. Sugli Appennini, la difficile convivenza tra uomo e natura, oggi come ieri sta generando un aspro scontro. Non c’è pace per il vero padrone dei nostri boschi, il Lupo appenninico (Canis lupus italicus), che ancora non si leva di dosso quella famigerata fama di famelica creatura. Il Lupo, che da sempre deve fare i conti con la malvagità umana, continua a essere visto in molti casi come un concreto pericolo. Ricordo perfettamente, negli ultimi decenni, ogni singola strage o rinvenimento di lupi assassinati sul massiccio silano, la vera patria dei lupi dell’Appennino; da qui, come da altri pochissimi posti tipo l’Abruzzo, il Molise, la Campania e la Basilicata, il Lupo non è mai scomparso, nonostante la spietata persecuzione del secolo scorso. Veleni, colpi di lupara e trappole, poco importa all’uomo padrone, se il canide è una specie super protetta dalla legge proprio perché ancora vulnerabile dall’ingrata estinzione. L’ingordigia tipica di noi umani, si è svelata all’indomani dello scandalo, al riguardo nessuno osa più parlare delle ingegnose truffe sui risarcimenti, ardite negli anni scorsi sulla pelle dell’innocente Lupo. In Calabria, giusto per prendere un caso analizzato dalla Corte dei Conti, uscì fuori che circa quindicimila capi di bestiame domestico erano stati fatti fuori da un manipolo di lupi (fino agli inizi del 2000, una cinquantina per lo più distribuiti tra Sila e Pollino). Facile sentenziare senza alcuna forma di difesa per l’imputato (chissà se il povero carnivoro poteva nominarlo un legale di fiducia), per poi scoprire, che il vero “lupo mannaro”, come sempre del resto, vestiva i panni dell’uomo. Sappiamo tutti della forte discussione che da un anno a questa parte sta tenendo banco in Italia, sull’ipotesi di abbattimenti legali di lupi. Grazie alla puntuale levata di scudi, fatta con prove e documenti, da parte delle consuete associazioni ambientaliste, il piano per l’abbattimento legale dei lupi è stato sospeso. Adesso dobbiamo confidare che il buon senso prevalga, specie da parte del governo, accantonando definitivamente l’idea più nefasta, vista la possibilità di soluzioni concretamente “ecologiche”. Quanti pascoli, sono dotati di sistemi efficaci di difesa come ad esempio: le recinzioni elettrificate; i dissuasori acustici e luminosi; l’uso di recinti mobili con fladry o ancora con l’impiego (in alternativa o meglio se congiuntamente ad altri sistemi) di cani da guardia realmente addestrati per tale scopo? Spesso, intere mandrie sono letteralmente abbandonate allo stato brado all’interno di aree montane e collinari, dove pare più che logica la presenza di animali selvatici, lupi compresi. Tutti conosciamo i problemi dei pascoli abusivi e dei danni che questi generano all’economia e alla sicurezza pubblica, gli incidenti stradali con il bestiame vagante o peggio il fenomeno delle cosiddette “vacche sacre” sono solo un classico esempio. Una forma di convivenza pacifica è possibile, come del resto è assolutamente fattibile rendere occasionale un attacco di lupi nei confronti di bestiame domestico, con le giuste forme di risarcimento (molto spesso l’attribuzione di attacchi da parte dei lupi nei riguardi di bestiame è fatta a livello probabilistico, in quanto, in assenza di elementi certi, spesso difficili da trovare, occorrerebbe una campionatura genetica, magari sulla saliva lasciata sui buchi inferti, prima di poter dire con certezza che il colpevole è il Lupo).
Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it