Svelato il mistero della misofonia: ecco perché alcuni suoni ci fanno infuriare

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Furibondi per colpa del ticchettio dell’orologio, o del rumore di qualcuno che russa o che mangia. Colpa della misofonia, una forma di ridotta tolleranza al suono ben diversa, ad esempio, dalla reazione da brividi al passaggio delle unghie sulla lavagna. E’ infatti mirata a suoni specifici, indipendentemente dal fatto che siano forti o deboli, o fastidiosi per il resto delle persone. Ora un team di scienziati britannici, di diversi centri specializzati nel Paese, crede di aver trovato l’origine del problema, scannerizzando il cervello di 20 misofonici e 22 persone sane. Lo studio è pubblicato su ‘Curerrent Biology’. Le persone con misofonia sono infastidite, e talvolta infuriate, a causa di suoni ritenuti normali, come quelli provocati da persone che si tagliano le unghie, si lavano i denti, mangiano, respirano, tossiscono. “Mi sento come se fossi in pericolo“, racconta alla Bbc online Olana Tansley Hancock, 29 anni del Kent, che ha sviluppato questa condizione a 8 anni. I ricercatori hanno sottoposto le ‘cavie umane’ come Olana a una serie di suoni mentre erano nella macchina della risonanza magnetica: da ‘rumori’ neutri come la pioggia a grida forti, fino ai suoni a cui i pazienti erano ‘allergici’. Così si è visto che la parte del cervello che collega i nostri sensi alle nostre emozioni, ovvero la corteccia insulare anteriore, è iperattiva nella misofonia. Non solo, quest’area è cablata e connessa ad altre parti del cervello in modo differente nei pazienti con questo disturbo. In pratica, “i pazienti vanno in overdrive quando ascoltano questi suoni, ma l’attività” cerebrale “è specifica rispetto ai suoni che fanno da innesco, non ad altri – spiega Sukhbinder Kumar della Newcastle University, illustrando la ricerca – La reazione è per lo più di rabbia, non di disgusto. L’emozione dominante è dunque la rabbia, sembra una risposta normale ma poi” ha un’escalation. Non ci sono terapie, ma ci si difende come si può: Olana Tansley Hancock ha sviluppato delle strategie di difesa, come ad esempio usare le cuffiette. Invece la caffeina e l’alcol, racconta, fanno peggiorare la condizione. “Io comunque soffro di una forma relativamente leggera, e posso avere un lavoro. So di diverse persone che non possono farlo“, dice la giovane donna. I ricercatori sperano che, comprendendo le differenze cerebrali legate alla misofonia, si possa arrivare a nuovi trattamenti.

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