Terremoto, il rapporto sui crolli: inagibile una casa su due

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Sei mesi dopo il terremoto che ha sconvolto Amatrice e tutto il Centro Italia, una parte delle abitazioni rimane inagibile. In quel cratere che comprende più di 300 Comuni e si estende per “mille chilometri quadrati”, risulta inagibile una casa su due. Non lo può essere ora e non lo potrà essere chissà per quanto. “Fuori da quella zona, nel resto d’Italia, non c’è una percezione di ciò che sta accadendo”, spiega il capo della Protezione civile, Francesco Curcio: “55mila scosse, di cui 9 superiori al grado 5 di magnitudo, compresa quella di 6.5, che è stata la più alta da 37 anni, hanno creato danni superiori a tutti i sismi recenti”.

amatriceNello specifico, secondo gli ultimi dati della Protezione civile, sono ad oggi stati ottenuti gli esiti di 92.058 controlli sulle abitazioni private nei Comuni interessati. I centri colpiti dal sisma sono 131, di cui 52 presentano zone rosse che risultano inaccessibili. Le case a rischio dopo i due terremoti sono circa 300mila nonostante, secondo le stime dell’Anci, “circa la metà sono lesionate”. Al momento le case agibili sono 47.105, mentre 32.150 sono quelle completamente inagibili e 12.332 quelle che non possono momentaneamente essere abitate perché hanno bisogno di lavori o per altri motivi, come le strade non in sicurezza.

terremoto-amatrice-topolino“Le case verificate a oggi con sforzi immani – spiega ancora Curcio – sono poco più di centomila. Sono numeri mai visti. A L’Aquila i controlli erano stati 75mila, nel terremoto del Veneto-Emilia Romagna ci eravamo fermati a 42mila”. Numeri immensi, che corrispondono ad altrettante famiglie sfollate. Alcune di esse hanno provveduto per sé, spostandosi temporaneamente in varie cari di amici e parenti, o nelle seconde abitazioni al mare; altre hanno utilizzato i fondi statali che gli hanno dato la possibilità di affittare appartamenti nella zona; altre ancora vivono grazie all’assistenza della Protezione Civile. Ci sono poi coloro che stanno tentando disperatamente di restare. “Ma è una lotta contro i mulini a vento” afferma Alessandro Gentilucci, sindaco di Pieve Torina. “Avevo 1501 abitanti, ora sono 300”. Secondo i dati della Protezione civile l’89% delle case sono fuori uso, “eppure siamo strozzati dalla burocrazia: per sistemare i nostri commercianti abbiamo dovuto aspettare quattro mesi e due decreti, tutto è rallentato, le istituzioni ci devono chiarire se siamo in emergenza oppure no”.

LaPresse/AbacaPress
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Un altro aspetto del post sisma, che ha causato diverse polemiche ed attese, è il tema delle casette per gli sfollati: dopo sei mesi ad Amatrice ne sono state consegnate poche, nelle Marche e nell’Umbria praticamente non ce ne sono. “La situazione è tragica e lo Stato è cieco e sordo” attacca il presidente della provincia di Macerata, Antonio Pettinari. “Dove sono le casette?” si chiede. “L’iter non è immediato” spiega Curcio. “Bisogna verificare l’esatto fabbisogno e poi individuare le aree. A quel punto, nel giro di pochissimo le casette arrivano”. È necessario aspettare l’esito dei sopralluoghi e indire bandi e gare che spesso vanno deserti. “Ci dicono di ripartire, ma come?” si chiede Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, paese in cui il 73% delle case sono inagibili. “Ma sono molte di più, sono certo. Qui ho 80-90 micro imprese che vogliono ripartire ma come fanno se lo Stato chiede loro le tasse? Li aiuteremo. Ma da Roma ci devono aiutare. Ieri mi è arrivata una lettera per la nuova scuola, abbiamo individuato un suolo. Mi hanno chiesto nel giro di 10 giorni una relazione di una ditta di Napoli che ci deve dire che non ci sono sotto ordigni bellici. Gli ho scritto che bombe sicuro non ce ne sono. Però ci stanno i marziani”.

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