Sei mesi dopo il terremoto che ha sconvolto Amatrice e tutto il Centro Italia, una parte delle abitazioni rimane inagibile. In quel cratere che comprende più di 300 Comuni e si estende per “mille chilometri quadrati”, risulta inagibile una casa su due. Non lo può essere ora e non lo potrà essere chissà per quanto. “Fuori da quella zona, nel resto d’Italia, non c’è una percezione di ciò che sta accadendo”, spiega il capo della Protezione civile, Francesco Curcio: “55mila scosse, di cui 9 superiori al grado 5 di magnitudo, compresa quella di 6.5, che è stata la più alta da 37 anni, hanno creato danni superiori a tutti i sismi recenti”.
Un altro aspetto del post sisma, che ha causato diverse polemiche ed attese, è il tema delle casette per gli sfollati: dopo sei mesi ad Amatrice ne sono state consegnate poche, nelle Marche e nell’Umbria praticamente non ce ne sono. “La situazione è tragica e lo Stato è cieco e sordo” attacca il presidente della provincia di Macerata, Antonio Pettinari. “Dove sono le casette?” si chiede. “L’iter non è immediato” spiega Curcio. “Bisogna verificare l’esatto fabbisogno e poi individuare le aree. A quel punto, nel giro di pochissimo le casette arrivano”. È necessario aspettare l’esito dei sopralluoghi e indire bandi e gare che spesso vanno deserti. “Ci dicono di ripartire, ma come?” si chiede Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, paese in cui il 73% delle case sono inagibili. “Ma sono molte di più, sono certo. Qui ho 80-90 micro imprese che vogliono ripartire ma come fanno se lo Stato chiede loro le tasse? Li aiuteremo. Ma da Roma ci devono aiutare. Ieri mi è arrivata una lettera per la nuova scuola, abbiamo individuato un suolo. Mi hanno chiesto nel giro di 10 giorni una relazione di una ditta di Napoli che ci deve dire che non ci sono sotto ordigni bellici. Gli ho scritto che bombe sicuro non ce ne sono. Però ci stanno i marziani”.