In effetti, guardando un po’ al di là del nostro orizzonte, ci rendiamo conto che davvero alcuni problemi non sono di matrice italiana, bensì culturale e probabilmente esistono da secoli. Nel 1783 lo Stretto di Messina fu interessato da un sisma devastante che sconvolse le città di Reggio e Messina: il sisma replicò nel 1908 e fu altrettanto distruttivo. E’ della metà del 1600 la “Relazione del terribile e spaventoso terremoto successo nella città di Amatrice”, avvenuto in Ottobre del 1639, di magnitudo 7, che rase al suolo Amatrice e Accumoli sconvolgendo anche le zone vicine. Anche in quell’occasione si erano verificati diverse scosse ripetute, una sequenza sismica insomma. Il 24 Agosto 2016 un nuovo terremoto colpisce fortemente Amatrice e Accumoli innescando una sequenza sismica che non risulta ancora conclusa, ma che, all’evidenza dei fatti, non risulta neanche del tutto una sorpresa.
Terremoto, evoluzione e inefficienza: da Lisbona ad Amatrice, di cos’altro abbiamo bisogno?
MeteoWeb
“Il marchese di Pombàl fece ricostruire la città con criteri antisismici: case basse e regolari, struttura elastica e leggera (la gaiola pombalina), strade larghe. Cosa è rimasto oggi del sogno di Pombàl di una grande città sicura? Non molto, mi pare, dopo i chilometri a spasso di ieri. Le vecchie case della Baixa sono cresciute, alcune anche parecchio. Le zone intorno hanno edifici nuovi e non so quanto siano antisismici. […] Qui i grandi terremoti sono rari ma prima o poi tornano.”
Indubbiamente le conoscenze tecnico – scientifico attuali non sono paragonabili a quelle di diversi secoli fa, e questo riduce ulteriormente le attenuanti dell’edilizia, ma il discorso è più complesso. Come afferma Rousseau, in riferimento al disastro di Lisbona, “avreste voluto — e chi non l’avrebbe voluto! — che il terremoto si fosse verificato in una zona desertica, piuttosto che a Lisbona. (…) Ma che significa un simile privilegio? Vorrebbe forse dire che l’ordine del mondo deve assecondare i nostri capricci, che la natura deve essere sottomessa alle nostre leggi e che per impedirle di provocare un terremoto in un certo luogo basta costruirvi sopra una città?”
Terremoto ed evoluzione. Terremoto e costruzione. Temi attuali, soprattutto da quando, il 24 Agosto 2016, il Centro Italia è stato colpito da una forte scossa che ha innescato una sequenza sismica senza precedenti e che ancora adesso è motivo di incertezza. Un’incertezza che diventa indagine per i maggiori esperti e timore per le popolazioni colpite. La scorsa settimana il sismologo INGV Alessandro Amato ha pubblicato sul suo profilo Facebook un post che dovrebbe far riflettere.
“Converrete con me, per esempio, che non è stata affatto la Natura ad ammucchiare là ventimila casette di sei o sette piani. Così Rousseau rispose a Voltaire e al suo Poema sul disastro di Lisbona, scritto da quest’ultimo dopo il grande terremoto (e tsunami) del 1 novembre 1755” scrive Amato.
Il punto è proprio questo: l’ordine del mondo non può assoggettare i nostri capricci, la natura non sarà mai sottomessa alle nostre leggi. E se il sogno di Pòmbal svanì sotto l’effetto dell’evoluzione, insieme a lui è svanita l’evoluzione stessa, che non può e non deve essere rappresentata da un accumulo di case ammassate ed alte più metri del dovuto. La stessa evoluzione che è svanita quel 24 Agosto in un’Amatrice crollata sotto il peso delle macerie di edifici non troppo antisismici, o il 18 Gennaio quando l’uomo non è stato in grado di sgomberare una strada che portava all’hotel Rigopiano e che era sommersa di neve. Un’evoluzione svanita ancora, nel 2017, nell’evidenza di un report che dichiara il 50% delle abitazioni inagibili e nell’incertezza di un progresso troppo approssimativo. Abbiamo davvero bisogno di una nuova catastrofe per scoprire che dobbiamo lavorare meglio? Serve davvero una nuova inchiesta che ci ricordi quanti edifici siano fatiscenti?
La risposta è molto semplice e non accetta scuse: No.