Le dichiarazioni del Commissario straordinario Vasco Errani sui ritardi e le inadempienze per la gestione dell’emergenza post-sisma non hanno sorpreso più di tanto gli amministratori pubblici delle Marche. C’è qualcuno che giudica le esternazioni come “un monito”, una sferzata agli operatori sul campo per “cambiare passo” nella fase attuale, e rilanciare il percorso di rilancio e ricostruzione. E qualcuno altro che invece le considerazione come “un’ammissione” di quanto sia difficile in cui molti centri colpiti dell’Appennino si trovano ancora, soprattutto nel Maceratese e nell’Ascolano, a sei mesi dalle prime scosse del 24 agosto 2016. E’ il caso per esempio di Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso (Macerata), paese dove il Terremoto del 30 ottobre ha reso inagibili il 90% degli edifici cittadini, chiese e musei compresi. Costringendo all’esodo forzato il 90% degli abitanti del posto ( 1000 persone ).
“Le esternazioni di Errani corrispondo al quadro reale delle condizioni presenti di molti centri, a cominciare dal mio. – dice Pazzaglini – Lo dimostrano i ritardi nella consegna delle stalle, quelli per le casette, l’abbandono di centinaia di residenti lasciati al gelo nelle roulotte con 15 gradi sottozero, e i problemi degli allevatori, quelli burocratici, quelli delle imprese. Le questioni sul tappeto sono vaste – aggiunge il sindaco di Visso, che era prima del sisma uno dei borghi storici piu’ belli d’Italia – ma secondo me l’errore piu’ grande che e’ stato fatto e’ quello di aver diviso il coordinamento dell’emergenza in due organismi : quello commissariale e quello competente, della Protezione civile. Da qui, sono originati i problemi maggiori nella fase successiva”. Per Pazzaglini, che si è assunto la responsabilita’ diretta di richiedere 225 “casette” per i suoi cittadini, non aspettando i tempi ordinari, per uscire dall’emergenza e pensare ad una ricostruzione possibile, “occorre modificare con urgenza l’ordinanza n.9 , stanziando anche maggiori risorse per favorire il rilancio delle attività commerciali e produttive dei paese terremotati. Snellendo le procedure per ogni programma di ripresa sul campo , e riportando lavoro insieme alle persone nei luoghi di origine e residenza”.
Giudizio più cauto, sulle dichiarazioni forti di Errani in merito alla gestione emergenziale post-sisma, arriva invece da Michele Franchi, vicesindaco di Arquata del Tronto, paese montano dell’Ascolano che ha avuto due frazioni totalmente rase al suolo nel corso dei due principali eventi sismici ( Pescara del Tronto ad agosto, e il Borgo capoluogo ad ottobre), e 51 vittime complessive. “Quello di Errani e’ un monito, una sferzata verso tutte le istituzioni e i soggetti operanti sul territorio affinche’ cambino passo negli interventi da attuare e programmare, superando le difficolta’ attuali e impostando un percorso di ricostruzione la dove possibile e di rinascita dei borghi colpiti. I problemi esistenti sono ancora molti – aggiunge Franchi – ma per affrontarli e risolverli e’ necessario che si lavori tutti insieme per un unico obbiettivo, senza divisioni e contrasti”. Per il vicesindaco di Arquata, comune in cui tutte le 13 frazioni sono state evacuate dopo la crisi di ottobre, “ di certo , dopo una fase iniziale positiva c’e’ stato un rallentamento del percorso di ripresa: ma e’ comprensibile tutto questo considerando che vi sono stati 4 terremoti e un ondata di maltempo a gennaio, senza precedenti! Ora pero’ bisogna accelerare, e con il ritorno della bella stagione non vi sono piu’ giustificazioni per nessuno”. Ad Arquata sono stati messi in campo progetti per la realizzazione di 7 aree diverse che ospiteranno le casette per gli sfollati, ora in gran parte accolti negli alberghi della costa o in sistemazioni della provincia di Ascoli. La prima a partire sara’ quella della zona industriale di Pescara del Tronto, dove la settimana prossima verranno installate 27 SAE per 70 residenti. A seguire le altre, al Borgo e nelle altre 5 localita’ del territorio.