Nel 2017 in Italia moriranno di cancro quasi 184 mila persone (183.900, di cui 101.500 uomini e 82.400 donne), in aumento del 3% circa rispetto al 2012 quanto le vittime sono state 177.557 (99.961 uomini e 77.596 donne). Se a causa dell’invecchiamento della popolazione il numero assoluto dei decessi segna una crescita rispetto a 5 anni fa, grazie al miglioramento della prevenzione, della diagnosi e delle terapie i tassi di mortalità diminuiscono: da 136,21 per 100 mila residenti a 123,03/100 mila nei maschi e da 82,85/100 mila a 81,05/100 mila nelle femmine. Una riduzione del 9,7% circa negli uomini e del 2,2% nelle donne. Oltre 4 volte più lenta per lei che per lui. E’ la previsione che si può ricavare dallo studio sulla mortalità oncologica nell’Ue a 28 Paesi, coordinato dall’epidemiologo dell’università Statale di Milano, Carlo La Vecchia, e pubblicato sugli ‘Annals of Oncology’.
Il lavoro, giunto alla settima edizione e sostenuto dall’Airc, Associazione italiana per la ricerca sul cancro, stima a livello europeo che rispetto al 2012 i tassi di mortalità per tutti i tumori considerati (stomaco, intestino, pancreas, polmone, prostata, seno, utero e leucemie) scenderanno, con l’eccezione del cancro al pancreas e del cancro al polmone nelle donne, e lo faranno oltre 2 volte più rapidamente nei maschi che nelle femmine (-8,2% contro -3,6%). Tabelle ‘tricolori’ alla mano, considerando le cifre assolute delle morti si nota che rispetto a 5 anni fa i decessi attesi nel 2017 aumenteranno per tutte le neoplasie in entrambi i sessi, tranne che per i tumori allo stomaco e al polmone nei maschi e per lo stomaco nelle femmine. Quanto invece ai tassi di mortalità, in entrambi i sessi risultano in calo per tutte le neoplasie con un’unica eccezione: il cancro al pomone nelle donne (da 10,30 per 100 mila a 11,08/100 mila, mentre negli uomini si scende da 34,43/100 mila a 29,11/100 mila).
E come in tutta Europa, anche nella Penisola nonostante il numero assoluto previsto di decessi da carcinoma polmonare rimanga superiore nei maschi (23.900 contro 9.800), fra i giovani (25-44 anni) il sorpasso delle donne è già avvenuto: su un totale di 222 vittime under 45 attese quest’anno, i decessi femminili sono 138 e quelli maschili 84. Complessivamente, questi i numeri delle morti per cancro in Italia previste nello studio per il 2017: per il tumore allo stomaco 8.900 vittime (4.900 uomini e 4 mila donne), per il colon retto 23.100 (12.600 e 10.500), per il pancreas 11.600 (5.700 maschi e 5.900 femmine), per il polmone 33.700 (23.900 e 9.800), per le leucemie 6.400 (3.500 e 2.900), per la prostata 7.400 uomini, per il seno 12.400 donne e per l’utero 2.900. A livello europeo, commenta La Vecchia, “il fatto che le diminuzioni dei tassi di mortalità siano minori nelle donne rispetto agli uomini riflette essenzialmente i diversi andamenti di mortalità del tumore del polmone e dei tumori correlati al fumo fra i due sessi”. Zoomando sull’Italia, “la situazione relativa al cancro al polmone nelle donne è leggermente più favorevole per il nostro Paese che per l’Ue in generale – spiega l’epidemiologo all’AdnKronos Salute – perché la popolazione femminile italiana, rispetto a quella europea in generale, ha iniziato a fumare più tardi e quindi ha fumato un po’ meno. Questo ci fa prevedere e sperare che, se le italiane smettessero di fumare, vivranno un’epidemia di cancro polmonare più limitata”.
Quanto alle altre forme di cancro, i dati e i trend italiani sono “simili a quelli della media europea – prosegue La Vecchia – pur con un lieve svantaggio per il tumore allo stomaco e un leggero vantaggio per quello al colon-retto”. Per il cancro gastrico, legato all’Helicobacter pylori, secondo l’esperto “l’Italia paga gli effetti residui dell’essere stato un Paese povero, dove per esempio le garanzie sulla sicurezza dell’acqua sono arrivate più tardi che in altre nazioni”. Per il carcinoma colorettale, invece, dobbiamo dire grazie “ai benefici della dieta mediterranea”. Ma quali sono le indicazioni che l’epidemiologia può dare alla politica? “Da un lato le istituzioni dovrebbero impegnarsi a controllare meglio il fumo, anche aumentando il prezzo delle sigarette – risponde La Vecchia – Dall’altro si dovrebbero ottimizzare la gestione e il trattamento dei tumori, concentrandoli nei centri di riferimento. Quelli che negli Usa si chiamano Comprehensive Cancer Centers”.