Celina Turchi, brasiliana di nascita, ma per metà di origine italiana, è tra i 10 scienziati più importanti del mondo per la rivista britannica Nature, che ogni anno stila la classifica delle scoperte scientifiche di maggior rilievo. Definita la “detective della Zika“, medico specializzato in epidemiologia delle malattìe infettive, ha scoperto la relazione tra il virus della Zika e la microcefalia infantile. Nel corso di un’intervista a Libero ha spiegato che il contagio del virus si trasmette oltre che per via sessuale e da madre a figlio tramite la puntura di una zanzara, la Aedes, che vive in Brasile e rassicura su un pericolo anche per l’Italia: “Da un punto di vista generale no, perché il virus si diffonde in luoghi con clima caldo, con grande movimento della popolazione. Le condizioni favorevoli alla trasmissione del virus sono costituite da una popolazione indebolita e impreparata all’arrivo del virus. Ma la trasmissione da contatto sessuale deve essere considerata una causa di circolazione del virus ovunque“.
Ci sono buone possibilità di sconfiggere il virus? “Sì. Basti pensare che in poco più di un anno di collaborazione tra le istituzioni brasiliane e quelle internazionali è stato possibile caratterizzare l’eziologia della microcefalia, così come le caratteristiche di quella che oggi possiamo chiamare ‘Sindrome da Zika congenita’. I primi test per i vaccini sono già in corso, ma come tutti i vaccini si devono testare i possibili effetti negativi e solo in seguito l’efficacia sulla popolazione“. Parla poi delle sue origini italiane essendo figlia di Egidio Turchi, nato a San Benedetto in Alpe, professore di filosofia e fondatore dell’Università Cattolica dello Stato Federale di Goias, una personalità illustre in Brasile tanto che gli è stato dedicato il film “Maestro socratico” (migliore sceneggiatura Festival del cinema del Brasile 2016): “Nutro un affetto speciale per la mia eredità patema italiana. Mi vedo come italiana e brasiliana e la casa dei miei nonni a San Benedetto è parte della mia infanzia affettiva. Ho famigliari cari che ci vivono, in Italia mi sento a casa“.