Niente scioperi oggi, 8 marzo, nelle quasi 8 mila aziende agricole e stalle guidate da donne nelle zone terremotate, rende noto Coldiretti. “Sono le preoccupazioni ad assillarci, non possiamo certo incrociare le braccia oggi,” spiega Barbara Stocchi di Leonessa in provincia di Rieti. “Le nostre pecore sono al sicuro perche’ quando e’ arrivata la prima scossa eravamo nella transumanza nelle montagne del reatino, ma la casa e il magazzino per la stagionatura dei formaggi sono fuori uso”. “Altro che festeggiamenti o scioperi. Tutto e’ fermo e non abbiamo avuto alcuna prenotazione per l’8 marzo. Continueremo l’attivita’ di sempre, anche se il caseificio e’ chiuso per mancanza del latte delle pecore, ancora stressate dal terremoto e dal freddo di gennaio. Per fortuna ci saranno nascite di agnelli, che rappresentano una garanzia di continuita’ del lavoro,” afferma Emanuela Ripani, imprenditrice agricola e agrituristica abruzzese di Pietracamela nel Teramano. “L’8 marzo sara’ un nuovo giorno di attesa per liberare la strada che dalla mia casa porta all’altopiano dove lavoriamo per produrre la lenticchia. Tra una decina di giorni dobbiamo andare con i trattori a seminare, abbiamo investito tanto in questa attivita’ e adesso e’ tutto fermo,” spiega Mariella Salvatori, di Castelluccio di Norcia (Perugia). “Oggi entrero’ come ogni mattina nella stalla e nei capannoni inagibili per dare da mangiare ai miei animali, rischiando che mi cada addosso il resto del tetto. Per il terremoto sono stata costretta a dare via meta’ delle galline ovaiole che allevo, perche’ per loro non sono state previste tensostrutture provvisorie. Per le mucche ho fatto richiesta di una stalla mobile che non so quando e se arrivera’, dopo mesi di promesse. Le istituzioni ci hanno abbandonato, ma io voglio andare avanti, anche se qui nelle Marche la burocrazia sta facendo piu’ danni del sisma,” dichiara Alba Alessandri, allevatrice di Serravalle in Chienti (Macerata).