Aprire un “serio confronto sull’applicazione della legge 194 nel nostro Paese”. Lo chiede il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Giuseppe Lavra, che ha indirizzato alla presidente della Federazione nazionale degli Ordini, Roberta Chersevani, e a tutti i presidenti provinciali una lettera aperta per chiarire la propria posizione sul bando di concorso dell’ospedale capitolino San Camillo, per l’assunzione di due medici in grado di assicurare l’Ivg.
“Ritengo sia utile che io puntualizzi che la tutela del principio di libertà di coscienza vale per tutti, sia per chi esercita l’obiezione di coscienza sia per chi opta per non esercitarla”, ricorda Lavra, sottolineando che il bando in questione “discrimina entrambi, sia chi non può coerentemente partecipare a un concorso che prevede una specifica finalità operativa incompatibile con le proprie convinzioni profonde, sia chi, liberamente dichiarandosi non obiettore di coscienza, ha il merito di assicurare alle donne di avvalersi di un diritto garantito dalla legge, perché perderebbe la libertà di poter cambiare opinione”.
Da qui l’auspicio di un confronto sulla 194. “Mi sembra di aver capito che la situazione è tale – scrive il presidente dell’Ordine capitolino – per cui urge verificare se è veramente garantito il rispetto dei diritti e della dignità delle giovani donne che affrontano, spesso in solitudine, un dramma personale così profondo. Sembrerebbe emergere infatti che le donne debbano sopportare diffusi disagi inaccettabili a causa di servizi inefficienti, disorganizzati o addirittura in strutture e locali fatiscenti. Su questo tema, spalancando le porte dell’Ordine di Roma, sento anche il bisogno di sollecitare un doveroso interessamento di tutti, della politica innanzitutto, al fine di poter contribuire a razionalizzare e migliorare questi servizi”. (AdnKronos)