Un nuovo farmaco per permettere a chi è stato contagiato dall’Hiv di invecchiare in modo ‘normale’. Arriva in Italia la prima terapia a base di Taf sviluppata da Gilead Science per il trattamento di adulti e adolescenti infetti da virus dell’immunodeficienza umana 1 (Hiv-1), contenente i principi attivi elvitegravir, cobicistat, emtricitabina e tenofovir alafenamide. A discutere della novità alcuni tra i maggiori esperti italiani di Hiv che oggi hanno partecipato a una tavola rotonda a Roma per confrontarsi sul nuovo scenario. “E’ un importante rinnovamento nella classe degli inibitori nucleosidici-nucleotidici della trascrittasi inversa (Nrti), la classe storica per eccellenza in terapia antiretrovirale – sottolinea Andrea Antinori, direttore Uoc Immunodeficienze virali dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – una superiore concentrazione intracellulare (nei linfociti infettati dal virus ad esempio) e più bassa concentrazione extracellulare, con una conseguente significativa riduzione delle principali tossicità d’organo (rene, osso) legate alla esposizione a Tdf. Eguale efficacia virologica, minore tossicità e quindi superiore efficacia clinica per Taf rispetto a Tdf. Un significativo passo in avanti per terapie più tollerabili, più facili da assumere, più efficaci e durature in una logica di esposizione alla terapia long-life”. I pazienti con Hiv sono esposti a un maggior rischio di sviluppare delle patologie non legate solo alla malattia ma anche a invecchiamento, stile di vita ed esposizione cronica a terapie antiretrovirali. “Queste comorbidità nei sieropositivi si manifestano prima rispetto al corrispondente sieronegativo di pari età – sottolinea Massimo Andreoni, direttore Uoc Malattie infettive e day hospital del Dipartimento di medicina del Policlinico Tor Vergata di Roma – Un aumentato rischio cardiovascolare e un generale più celere processo di invecchiamento sono le principali direttrici dell’evoluzione dell’approccio al trattamento dell’Hiv con una visione sempre più polispecialistica”. Per questo oggi cresce l’attenzione alla Salute globale del paziente. “E’ importante promuovere ogni nuovo strumento utile a calibrare al meglio il percorso di cura, come ad esempio l’utilizzo dei ‘Patient reported outcomes’ nella pratica clinica – afferma Simone Marcotullio, Co-chair dell’incontro – che possono davvero essere lo strumento operativo per un approccio proattivo e preventivo per la Salute globale della persona”. La misurazione dei sintomi riportati dal paziente stesso senza intermediazione del medico “si è rivelata utile nella gestione clinica dell’infezione da Hiv”, spiega Antonella Cingolani, co-chair dell’incontro e dirigente medico e ricercatrice all’Università Cattolica Sacro Cuore, Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. “È dimostrato che sintomi riportati dai pazienti siano più strettamente correlati con misure di qualità della vita rispetto a quanto riportato dal medico – osserva ancora Cingolani – Inoltre più elevati livelli di sintomatologia riportati dai pazienti o dubbi su possibili effetti collaterali sono associati a più bassi livelli di aderenza alla terapia e quindi ad un rischio aumentato di fallimento terapeutico e di progressione della malattia e a un rischio aumentato di interruzione del rapporto di fiducia con il proprio medico curante”.
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AIDS: invecchiare “normalmente” con l’HIV, in Italia il nuovo farmaco Gilead
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