Antibiotico-resistenza in Italia: i casi più frequenti e le cause principali

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Si apre domani a Milano, sino a venerdì 10 marzo, presso Palazzo Castiglioni in Corso Venezia 47, il 6° Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali, organizzato e presieduto dal Prof. Marco Tinelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive e Tropicali – Azienda Ospedaliera di Lodi, nonché Segretario Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. Nella due giorni di approfondimento su batteri, patologie e nuovi rimedi, oltre trecento gli specialisti provenienti da tutta Italia e dall’estero, con le relazioni di tanti specialisti internazionali.

IL CONGRESSO – Il VI° Congresso AMIT ha identificato come scelta iniziale delle varie sessioni scientifiche programmate alcuni argomenti particolarmente innovativi. Parliamo della “Medicina di Precisione” (approccio emergente di trattamento e prevenzione delle malattie che tiene conto della variabilità individuale di geni, ambiente e stili di vita di ciascuna persona, del ruolo del Microbiota (la flora intestinale, considerata ormai un vero e proprio organo a sé stante che determina, se alterata problemi alimentari e favorisce le infezioni)  e dei nuovi metodi di diagnostica microbiologica, sempre più basati sulla caratterizzazione genotipica.

Tra gli altri argomenti, anche le micobatteriosi nella popolazione migrante, la gestione delle polmonite correlate all’assistenza in ospedale e comunità, le linee guida sugli antibiotici e il futuro per epatiti e HIV. Ma il primo problema su cui si discuterà è quello relativo all’antibiotico-resistenza, la vera minaccia globale del XXI secolo, che potrebbe provocare nuove epidemie e milioni di morti.

IL QUADRO ITALIANO – Oltre ai posti letto negli ospedali (circa 199 mila) In Italia si contano circa 320.000 posti letto nelle strutture sanitarie assistenziali (RSA)  (13.207 presidi che hanno da 60 a 1000 posti letto):  esse sono molto più diffuse nel nord Italia con un tasso di  28,3 posti letto per 1000 per anziani over 65 anni mentre in Campania il tasso è solo di 0,9. In queste strutture  le persone anziane vi abitano stabilmente (permanenza media in struttura 1,8 anni o più) e conducono una vita di relazione abbastanza normale mentre altri anziani più fragili (anche di oltre 90 anni) hanno deficit motori e mentali più o meno gravi che possono comportare anche la completa immobilità al letto per  presenza di lesioni da pressione, disorientamento, incontinenza fecale.

LE RESISTENZE PIU’ FREQUENTI – Le resistenze più frequenti (dal 49% al 64%) sono dovute a già citati batteri cosiddetti Gram negativi (soprattutto enterobatteri) “ESBL”, produttori di un enzima che rende inattivi antibiotici come i chinoloni e le cefalosporine. Altri batteri particolarmente prevalenti (dall’8% al 38%) in tali strutture sono gli Stafilococchi cosiddetti “MRSA” perché resistenti a molti antibiotici del  gruppo delle “beta –lattamine”. Il Clostridium difficile è molto frequentemente riscontrato nelle residenze sanitarie assistenziali: esso provoca diarrea che può essere molto pericolosa nell’anziano perché determina una grave disidratazione. Le infezioni da Clostridium spesso recidivano più volte all’anno e, secondo studi internazionali, la prevalenza nelle RSA è del 14.8%, probabilmente sottostimata (secondo in alcune pubblicazioni si arriva anche al 50%) .

L’USO DI ANTIBIOTICI – L’Italia, secondo dati dell’ECDC e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, risulta essere tra i più elevati consumatori di antibiotici superata solo da Belgio, Francia, Cipro, Romania e Grecia. Si consuma, secondo l’AIFA e l’OSMED (Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali),  l’80% circa degli antibiotici nella Medicina Generale e le fasce di età dove il consumo è maggiore sono dalla nascita a 5 anni e da 65 anni in poi.

“Secondo uno studio dell’ECDC e dell’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) – spiega il Prof. Marco Tinelli  alcuni antibiotici come l’ampicillina, i fluorochinoloni e la tetraciclina molto usati negli allevamenti (specie polli, tacchini) hanno  acquisito un elevato tasso di resistenza verso alcuni batteri come la  Salmonella, il Campylobacter e l’Escherichia coli. Molto allarmante era il riscontro occasionale di resistenza alla colistina (anch’essa molto usata negli allevamenti) nella Salmonella e nell’E. Coli. La resistenza alla colistina è un problema rilevantissimo per la salute pubblica in quanto il trasferimento di resistenza da animale all’uomo peggiora nettamente la già precaria situazione sulla scarsità di antibiotici attivi per il trattamento di infezioni da batteri ad alta resistenza. Ultimamente il Ministero della Salute ne ha limitato l’uso ma solo se in associazione ad altri antibiotici”.

L’insieme di questi fattori, che spesso sono tra loro associati, hanno determinato e continuano sempre più a determinare la drammatica situazione che dobbiamo fronteggiare. Al momento attuale per i batteri resistenti agli antibiotici si può davvero parlare più che di epidemia (fenomeno limitato nel tempo) di endemia (fenomeno costante nel tempo): questo è il vero problema della sanità sia livello ospedaliero, residenziale e del territorio.

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