Astronomia: luce sul Cosmo primordiale grazie alla scoperta di decine di quasar

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Alla fine del 2016 un team internazionale di astronomi, coordinati dal Kavli Institute for Astronomy and Astrophysics (KIAA) presso la Peking University cinese, annuncia, su The Astrophysical Journal, la scoperta di decine di quasar estremamente distanti. Una scoperta – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – che raddoppia il numero di oggetti di questo tipo noti agli studiosi.

Oggi, a pochi mesi di distanza, tre astrofisici della Kavli Foundation, dopo un’approfondita analisi dei dati, spiegano in un meeting organizzato dalla stessa Fondazione in California, perché questi quasar, tra gli oggetti più luminosi del Cosmo, “aiuteranno a svelare le origini dell’Universo”, e la connessione tra galassie e buchi neri.

Possiamo immaginare i quasar come fari che illuminano l’oscurità dell’Universo precoce – spiega Roberto Maiolino, direttore del Kavli Institute for Cosmology, Cambridge (KICC), presso la Cambridge University -. I quasar, infatti, ci aiutano a capire la fisica delle galassie primordiali”.

Gli studiosi, grazie ai dati dello Sloan Digital Sky Survey e del Pan-STARRS survey, sottolineano che i nuovi quasar mostrano le regioni dell’Universo bambino in cui la materia era più densa. “Queste regioni – spiegano gli esperti della Kavli Foundation – rappresentano le aree dove i grandi cluster galattici che osserviamo adesso hanno avuto origine”.

quasar (Quasi-stellar radio source) sono buchi neri supermassicci situati al centro di enormi galassie. La loro straordinaria luminosità è originata da gas e polveri che precipitano nei buchi neri, ingoiate dal loro abbraccio gravitazionale.

I dati sui nuovi quasar – concludono gli esperti – ci aiuteranno, inoltre, a capire perché quasi tutte le galassie ospitano nel loro cuore buchi neri supermassicci. E chi tra i buchi neri e le galassie, si è originato per primo”.

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