Il governo tedesco respinge le insinuazioni avanzate dal padre di Andreas Lubitz, che mette in dubbio l’inchiesta sullo schianto del volo della Germanwings contro le Alpi francesi il 24 marzo 2015, per il quale il figlio è ritenuto responsabile. “Non v’è alcun motivo per mettere in dubbio la natura e i risultati dell’autorità investigativa”, ha detto un funzionario del ministero dei Trasporti di Berlino. L’uomo, nel corso di una conferenza stampa convocata oggi, ha spiegato che “come tutte le altre famiglie, siamo alla ricerca della verità”. “Non era depresso al momento dello schianto”, ha detto tra le lacrime, confutando i risultati degli investigatori, secondo cui il figlio avrebbe fatto precipitare l’aereo in un atto di suicidio. “Dobbiamo convivere con il fatto che noi, come genitori, non solo abbiamo perso nostro figlio, ma lo abbiamo visto descritto dai media come un assassino di massa, psicologicamente instabile e affetto da una depressione permanente”, ha detto il 63enne, aggiungendo che Andreas “aveva ritrovato la sua forza originaria e la sua gioia di vivere”. Vestito con un abito nero, cravatta grigia e camicia azzurra, Lubitz ha spiegato che le visite mediche di suo figlio sono state male interpretate dagli investigatori. “Aveva solo dei problemi agli occhi” e nessuno ha mai riscontrato il rischio di suicidio, ha detto. Alla conferenza ha parlato anche un esperto di aviazione, assunto per fare chiarezza sull’inchiesta, ponendo all’attenzione alcune scoperte fatte degli investigatori, tra cui un guasto tecnico come ragione del disastro. “Sono stato molto sorpreso del fatto che i ricercatori francesi hanno trovato la causa dell’incidente dopo soli due giorni,” ha dichiarato Tim van Beveren, sostenendo che la prova del suicidio non è evidente.