Andreas Lubitz non soffriva di depressione e non voleva suicidarsi. Ad esserne certo, a due anni esatti dalla tragedia, è Guenter Lubitz, il padre del copilota della Germanwings accusato di essere l’unico responsabile per lo schianto dell’aereo con 149 persone a bordo contro le Alpi francesi. “Voglio sottolineare che il nostro figlio non era depresso, al momento del disastro“, ha affermato l’uomo nella sua prima dichiarazione pubblica, criticando le conclusioni dell’inchiesta. Proprio per oggi, giorno in cui sono previste le cerimonie di commemorazione per le vittime, Lubitz ha convocato una conferenza stampa, i cui contenuti sono stati anticipati dal settimanale Zeit. “Tutti credono alla teoria del copilota depresso da tempo, che ha scelto di schiantarsi sulle montagne. Un atto premeditato. Noi siamo convinti che questa ricostruzione sia falsa“, ha detto l’uomo ieri in un’intervista. Secondo Lubitz, nei sei anni precedenti alla tragedia il figlio era una persona piena di vita e si era completamente ripreso dalla depressione in cui era caduto nel 2008 e 2009. L’uomo accusa inoltre gli inquirenti di aver sequestrato le cartelle cliniche nonostante un esplicito divieto di sequestro. Immediata la reazione dei parenti delle vittime, che hanno reagito con rabbia alle dichiarazioni del padre del copilota. “I parenti sono scioccati da questa notizia, che rischia di essere traumatica per molti di loro“, ha detto al quotidiano Rheinische Post l’avvocato Elmar Giemulla, che rappresenta le famiglie Non è comunque la prima volta che la famiglia Lubitz fa parlare di sé. Lo scorso anno, nel primo anniversari dello schianto, creò non poche polemiche la pubblicazione di una nota commemorativa per il figlio su un giornale dove si leggeva: “Ci manchi molto, ma sei e resterai per sempre nel nostro cuore“.
Disastro aereo Germanwings: il padre di Lubitz attacca, “non era depresso”
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