Nello spazio le cellule non sembrano trovarsi troppo a disagio. Un esperimento condotto da Samantha Cristoforetti ha di recente dimostrato che si adattano bene alle condizioni di microgravità. Adesso, nuovi test in corso sull’ISS, avamposto umano nel Cosmo, sembrano indicare che le cellule staminali crescono più rapidamente nello spazio.
L’esperimento, denominato Microgravity Expanded Stem Cells, è coordinato dai ricercatori della Mayo Clinic di Jacksonville, in Florida. Lo scopo è capire come lo spazio influenzi la crescita e la differenziazione delle staminali, per poterle poi riportare a Terra e utilizzarle in trial clinici, ad esempio contro l’ictus.
“L’uso terapeutico di queste cellule richiede centinaia di milioni di staminali e, attualmente, non esiste un modo efficiente per produrre queste quantità. Per questo – spiega Abba Zubair, principal investigator del progetto -, è importante la loro possibile espansione nello spazio. Le cellule staminali – aggiunge lo studioso – sono naturalmente progettate per rimanere in numero costante. Noi, invece, abbiamo bisogno di farle crescere più velocemente, ma senza modificare le loro caratteristiche”.
Queste cellule – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – sono molto preziose per i ricercatori. Rappresentano, infatti, la chiave della medicina del futuro, la cosiddetta medicina rigenerativa. Sono, infatti, vere e proprie cellule jolly, in grado di trasformarsi in diversi tessuti. E, di conseguenza, preziose per riparare parti danneggiate dell’organismo. Occorre, però, conoscere bene quali interruttori attivare, per indicare loro in quali tipi cellulari trasformarsi.
“Il primo interrogativo cui il nostro progetto vuole trovare risposta – afferma Zubair – è: le staminali crescono davvero più rapidamente nello spazio?” Una volta compreso questo, i ricercatori devono chiarire un aspetto ancora più delicato. “Possiamo fare crescere queste cellule – conclude lo scienziato – in modo tale che siano sicure per essere poi utilizzate sui pazienti?” La risposta dovrebbe venire dalla ISS. Il rischio, infatti, è che una divisione incontrollata delle staminali, porti alla formazione di tumori.