SpaceX ce l’ha fatta. La compagnia di Elon Musk è riuscita nell’impresa di lanciare il satellite con un vettore già utilizzato in precedenza, o per essere precisi con una parte di esso. Il primo stadio del Falcon 9, aveva infatti già portato in orbita la navicella Dragon nell’aprile dello scorso anno.
Il vettore – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è partito dalla rampa di lancio di Cape Canaveral ieri sera, quando in Italia era mezzanotte e mezza e ha portato in orbita il satellite per le comunicazioni SES-10. Appena nove minuti dopo il liftoff, il razzo è atterrato sulla piattaforma robotica nell’Oceano Atlantico.
Ma il primo stadio Falcon 9 non è stata l’unica parte ad essere stata recuperata da SpaceX: nella conferenza post lancio di ieri notte Musk ha rivelato che anche la carenatura del payload che ha protetto SES-10 durante il lancio, ha effettuato uno splashdown da manuale nell’Atlantico grazie ai paracadute orientabili e ai propulsori di bordo
“Il rientro delle due parti di Falcon è stata la ciliegina sulla torta – ha detto Musk – non era nei nostri piani riutilizzare anche lo stadio superiore del vettore ma potrebbe essere una sfida interessante visti i presupposti”. Nel dettaglio, la carenatura di Falcon 9 misura 5 metri e il suo costo si aggira sui sei milioni di dollari.
Supponendo che il suo riciclo funzioni, contribuirebbe in misura maggiore all’abbattimento dei costi dei lanci, obiettivo principale di SpaceX. “Il riutilizzo dei vettori è davvero la chiave per dare inizio all’era dell’esplorazione umana dello spazio profondo – conclude Musk – ci auguriamo di poterla vivere il più presto possibile”.