La vera storia della Festa della Donna: il falso storico dell’incendio e la controversa scelta della mimosa

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Agli inizi del Novecento, le donne reclamavano il diritto al suffragio universale. Durante il VII Congresso della II Internazionale Socialista di Stoccarda, tenutasi nel 1907, venne discussa anche la questione legata al diritto di voto femminile. Il 26 e 27 agosto dello stesso anno, venne indetta la 1ª Conferenza internazionale delle donne socialiste, in cui Clara Zetkin, delegata tedesca e esponente maxista, fu eletta segretaria del movimento. Le origini di quella che impropriamente viene definita “festa” sono controverse e spesso, ad un fondo di verità, si aggiungono mix fantasiosi. Si parla quasi universalmente dell’incendio presunto che sarebbe divampato a New York nel 1908 nei locali dell’industria tessile “Cotton”, dove 129 operaie protestavano sui propri turni lavorativi quotidiani massacranti. L’8 marzo il proprietario della fabbrica, un certo Mr Johnson, bloccò tutte le porte per impedire loro di uscire. Divampò un incendio che provocò la morte di tutte le donne rimaste intrappolate all’interno. In realtà un incendio si ebbe, ma non in quella data.

La verità è depositata nel Museum of the city of New York, che custodisce un’imponente serie di foto che documentano fatti e avvenimenti che devastarono la città. In questi archivi non ci sono tracce dell’incendio della Cotton ma sono presenti immagini sconvolgenti riguardanti un altro incendio, divampato il 25 marzo 1911 alla “Triangle Shirtwaist Company”, una fabbrica di camicie ubicata negli ultimi 3 piani di un edificio di Washington Place in cui 500 donne comprese tra i 15 e i 25 anni ed un centinaio di uomini lavoravano in condizioni di totale sfruttamento 60 ore a settimana, oltre agli straordinari imposti dal proprietario. Le donne poi, erano strettamente sorvegliate da personale esterno, gli ingressi erano chiusi a chiave per impedire loro anche di assentarsi per una semplice pausa e tutti i lavoratori,maschi e femmine, erano privi di diritti e di norme che tutelassero la loro sicurezza. Alle 16:40 del venerdì 25 marzo 1911 scoppiò un incendio all’ottavo piano, che raggiunse da lì a poco anhe il nono ed il decimo. Alcune donne, nel tentativo disperato di salvarsi la vita, fuggirono sulla scala anticendio che crollò sotto il loro peso, così come l’ascensore che si schiantò. Alcune rimasero arse dalle fiamme al decimo piano, dove si erano rifugiate con la speranza di stare al sicuro, mentre 146 si lanciarono nel vuoto, sfracellandosi. Quest’avvenimento è stato descritto in un articolo del Corriere della Sera dell’8 marzo 2004 dal giornalista Gian Antonio Stella e può essere una delle possibili cause reali della ricorrenza celebrata in tutto il mondo.

Il 3 maggio 1908 a Chicago, l’americana Corinne Brown presiedette una Conferenza storica a cui tutte le donne erano state invitate a partecipare, affrontando temi come lo sfruttamento delle operaie nei luoghi di lavoro, gli orari, i salari bassi, le discriminaazioni sessuali e il diritto al voto. Si trattava della “Woman Day”. La prima giornata ufficiale della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti. Nel 1911 in Germania si ebbe la settimana rossa di agitazioni femminili mentre, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale le celebrazioni furono interrotte, fino all’8 marzo 1917, dove, a San Pietroburgo, le donne guidarono una grande manifestazione per rivendicare la fine della guerra. In Italia, la prima manifestazione si ebbe nel 1922 e solo nel 1945 l’8 marzo venne adottato come data ufficiale. L’8 marzo 1945 venne proclamato “Anno Internazionale della Donna” dalle Nazioni Unite e le organizzazioni femminili celebrano oggi in tutto il mondo la giornata dedicata alle donne. Nel 1977, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione sancendo l’8 marzo come “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e la pace internazionale”, chiedendo agli Stati membri di osservarla e riconoscere l’urgenza di mettere fine alle discriminazioni per raggiungere un piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del proprio paese.

Ma perché proprio la mimosa per celebrare l’8 marzo? Perché proprio i rametti dai pallini gialli dal profumo intenso e delicato? La mimosa, appartenente alla famiglia delle Mimosaceae, è il simbolo per eccellenza della Festa delle Donne, per via di un avvenimento storico tutto italiano. Nel 1946, su iniziativa delle attiviste Rita Montagnana e Teresa Mattei, l’UDI (Unione Donne in Italia), giunse a scegliere la mimosa, dopo un percorso alquanto complesso. Le donne preferivano l’orchidea, ma la Mattei, che l’anno dopo avrebbe fatto parte dell’Assemblea Costituente, per evitare la scelta ricadesse su un fiore costoso come quello, si inventò una leggenda cinese, raccontando che la mimosa rappresentava per quel popolo il calore familiare e il simbolo della gentilezza femminile, convincendo così il gentil sesso a propendere per i rametti. Una pianta pioniera, spontanea, scelta come simbolo della rivendicazione dei diritti femminili, come emblema della lotta per farli valere; facilmente reperibile proprio in questo periodo, poco costosa, con fiori luminosi, solari, apparentemente delicati, ma forti e rigogliosi… caratteristiche che, a ben vedere, sono tipiche di noi donne!

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