Rappresenta una sorta di ossatura dell’Universo visibile. Ma continua, al momento, a sottrarsi all’osservazione diretta. È la materia oscura, formata da sfuggenti particelle che danno conto, secondo le ultime stime, di circa il 27% del Cosmo. Adesso, un team internazionale di scienziati coordinati dalla Yale University, grazie ai sofisticati occhi del telescopio spaziale Hubble, ha provato a imbrigliarla in una mappa.
“Una mappa in 3D, con una risoluzione tra le più alte ottenute finora”, spiegano gli scienziati, che hanno pubblicato i dettagli del loro studio su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
I dati di Hubble – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – sono stati ottenuti grazie a tre cluster galattici che, fungendo da gigantesche lenti d’ingrandimento – un fenomeno previsto dalla Teoria della Relatività Generale di Einstein -, hanno permesso di vedere meglio oggetti più lontani, e quindi più antichi, del Cosmo.
È proprio la massa invisibile delle particelle di materia oscura dei cluster a determinare l’effetto lente gravitazionale, piegando la luce proveniente dalle galassie più lontane. Attraverso la decodifica di queste distorsioni, i ricercatori di Yale sono riusciti a ottenere la nuova mappa.
“Grazie a queste tre lenti siamo riusciti a realizzare una mappa topologica molto dettagliata della materia oscura”, spiega Priyamvada Natarajan, primo firmatario dello studio. La materia oscura, infatti, non è facile da scovare, perché non riflette né assorbe luce. La sua presenza si può dedurre solo per gli effetti gravitazionali che produce. Effetti che, come sottolineano gli autori, permettono di comprendere come le galassie si formano e come l’Universo è strutturato.
“Adesso abbiamo un inventario cosmico piuttosto preciso della quantità di materia oscura e della sua distribuzione nell’Universo, ma – conclude Natarajan – la natura delle particelle che la compongono resta ancora insondabile”.