Piatti sempre più saporiti sulla tavola degli americani. E questo anche fra le persone che soffrono di pressione alta. Lo rivela uno studio presentato all’American College of Cardiology’s Scientific Session, in corso a Washington. Nonostante le raccomandazioni degli esperti di limitare il sale per la salute del cuore, il suo consumo negli americani ipertesi è aumentato in modo significativo dal 1999 al 2012, spiegano i ricercatori della Rutgers New Jersey Medical School, analizzando i dati di uno studio nazionale iniziato negli anni ’60. Il team di Elena Dolmatova ha estratto ed esaminato i dati relativi a 13 mila soggetti monitorati nel periodo 1999-2012, scoprendo che in media gli ipertesi nel 1999 consumavano 2.900 milligrammi di sodio al giorno, saliti a 3.350 milligrammi alla fine dello studio. Dunque una media, nei 14 anni della ricerca, di 3.100 milligrammi: più del doppio rispetto ai 1.500 milligrammi al giorno raccomandati per gli ipertesi dalle linee guida del dipartimento per la Salute a stelle e strisce. A decidere di mettere meno sale nei cibi sono state, secondo lo studio, solo le persone sopravvissute ad un infarto o un ictus. “Tutti noi diciamo a nostri pazienti di limitare il sodio nella dieta, e cerchiamo di spiegare ciò che occorre sapere sul contenuto di sale nei cibi, ma evidentemente – dice Dolmatova ai colleghi cardiologi – non stiamo avendo un effetto reale sulla dieta delle persone“. Occorre trovare un modo per trasmettere questo messaggio in modo efficace. “Non devono aspettare di avere un infarto per decidere di consumare meno sale“, conclude. (AdnKronos)