Eventi catastrofici come l’estinzione dei dinosauri e la formazione di grandi crateri da impatto sulla Terra si sono verificati nello stesso momento? Un team di ricercatori del ETH Institute of Geochemistry and Petrology di Zurigo, ha portato avanti uno studio che mette in discussione una teoria formulata da un gruppo di ricerca americano sulla ciclicità degli impatti di meteoriti sulla Terra ogni 26 milioni di anni.
In passato – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – i ricercatori hanno postulato l’esistenza di una stella compagna del Sole, mai individuata, denominata Nemesis che si sarebbe avvicinato alla nostro astro ogni 26 milioni di anni provocando il bombardamento di asteroidi sulla Terra.
Ad oggi abbiamo prova di circa 190 crateri da impatto sulla Terra, con diametri che vanno da pochi metri a più di 100 chilometri. I ricercatori svizzeri hanno limitato le analisi ai crateri formatesi nel corso degli ultimi 500 milioni di anni arrivando ad avere un elenco di 22 crateri la cui età esatta non può essere stabilita con certezza.
Alcuni dei crateri hanno più o meno la stessa età e alcuni di loro avrebbero potuto essersi formati dalla collisione di un asteroide ma in altri casi, i siti di impatto sono troppo distanti perchè questa possa essere la spiegazione. Due esempi chiarificatori sono il cratere di Chicxulub in Messico collegato all’estinzione dei dinosauri e quello di Boltysh, in Ucraina che si è formato proprio nello stesso periodo.
Una possibile causa potrebbe essere una collisione tra due frammenti nella fascia degli asteroidi, con la formazione di detriti che si sarebbero diretti verso la Terra. Un fatto è certo secondo gli scienziati: i crateri coetanei potrebbero falsare i risultati delle analisi: “Il nostro lavoro – commenta Matthias Meier, autore dello studio – ha dimostrato che solo alcuni di questi cosiddetti ‘cluster di impatto’ sono sufficienti per suggerire una parvenza di periodicità e il gruppo di ricerca statunitense- trascurando la formazione di questi particolari gruppi- avrebbe utilizzato un metodo che li ha condotti verso la conclusione sbagliata”.
Mentre nuove teorie si fanno strada, si torna parlare del meteorite Khatyrka, caduto sui Monti Coriacchi nella Russia orientale. Recuperato in due momenti, nel 1979 e nel 2011, è divenuto famoso perché al suo interno è stato rinvenuto un quasicristallo naturale, il terzo ad essere stato trovato in natura. Un gruppo di studiosi del Caltech ha identificato tre nuovi minerali in un campione del meteorite. Nominati rispettivamente stolperite, hollisterite e kryachkoite, il terzetto va ad aggiungersi al sempre più numeroso gruppo di minerali oggetto di studio della nanomineralogia.
Nel dettaglio, la stolperite è una lega di alluminio metallico e rame che non si osserva normalmente nelle rocce spaziali. La possibilità di trovarne altri campioni è piuttosto bassa e ad oggi l’unico ad averne traccia è proprio il meteorite di Khatyrka. Il frammento che contiene le tracce dei tre nuovi minerali è ora oggetto di studio dei ricercatori dello Smithsonian Institute of Natural History che vanta un catalogo di oltre 600.000 esemplari.