Nella notte fra sabato 25 e domenica 26 marzo 2017 ritorna l’ora legale. Dormiremo tutti un’ora in meno, ma avremo giornate “più lunghe”, in sostanza farà notte più tardi (in compenso ovviamente, farà luce più tardi).
Il cambio d’ora avviene in modo sincrono in moltissimi paesi del mondo. Tuttavia in Spagna da diversi anni si discute se non sarebbe il caso di sospendere per una volta il cambio d’ora, per allinearsi con la situazione geografica corrispondente.
Il paese iberico, fra le tante cose, è noto per i suoi orari “ritardati” rispetto a quelli italiani. Il pranzo dopo le 14, la cena anche ben dopo le 21, talvolta sconfinando a ore nelle quali in certe parti d’Italia si è già digerito da tempo.
Una usanza legata ad una anomalia che va avanti fin dagli anni ’40. La Spagna infatti, pur essendo geograficamente allineata (prendendo in considerazione i meridiani geografici) con Regno Unito, Irlanda e Portogallo e quindi geometricamente ricadente lungo il fuso orario di Greenwich, si trova dal 1942 nello stesso fuso orario dei paesi dell’Europa centrale, come Italia, Francia, Germania.
Dopo la guerra però, Londra tornò all’ora “zero” di Greenwich, mentre la Spagna rimase con il fuso di Berlino (un’ora avanti).
Il problema però è che la posizione molto più occidentale della Spagna rispetto alle nostre longitudini, fa sì che ci siano differenze molto forti nella percezione di uno stesso orario: in sostanza, l’ora solare è diversa. In estate si arriva, nelle regioni occidentali spagnole confinanti con il Portogallo, come la Galizia, ad avere luce a un passo dalla mezzanotte. Ed ovviamente le attività vengono regolate in base alla luce solare, con l’effetto di avere cene tardive (rispetto a quelle italiane) e di conseguenza anche pranzi tardivi.
Negli ultimi anni, associazioni e partiti politici hanno cominciato a proporre un ripristino dell’ora pre-dittatura e recentemente anche il Parlamento si è interessato al tema. Il motivo principale di un cambio di fuso sarebbe, secondo alcuni economisti, quello della produttività in campo lavorativo. Un motivo che viene perà ritenuto “ridicolo” da altri studiosi, secondo i quali l’anomalia, sebbene esista, non ha alcun effetto dannoso sugli spagnoli e su chi vive in Spagna.
Ogni volta che il tema viene dibattuto inoltre, fin dal 2013, torna rapidamente a cadere nel dimenticatoio: troppo difficile, probabilmente, cambiare abitudini ormai radicatesi nella società spagnola.