Probabilmente abbiamo sentito parlare maggiormente del carcinoma mammario, maggiormente diffuso tra le donne, o del tumore alla prostata, che invece colpisce gli uomini, eppure, se si escludono i carcinomi della cute (non melanomi), il tumore più frequente, nel totale di uomini e donne, risulta quello del colon-retto con oltre 50.000 nuovi casi ogni anno. La diagnosi preventiva, oltre a ridurre la mortalità, ha anche il vantaggio di permettere l’asportazione del tumore per via endoscopica, evitando interventi maggiori e demolitivi. Al fine di una diagnosi precoce è possibile effettuare il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci e, in caso di positività, la colonscopia. Ma a che età vanno fatti tali controlli? Chi deve farli? Perché farli? Ogni quanto tempo? Esistono delle linee guida internazionali che indirizzano verso una diagnosi precoce e corretta?
Se ne parlerà insieme a Francesco Corcione, Direttore del Dipartimento di Chirurgia generale dell’A.O.R.N. dei Colli Monaldi e Presidente della Società Italiana di Chirurgia; Matteo Laringe, vice presidente della Comegen, Cooperativa di Medicina Generale di Napoli; Domenico Taranto, Responsabile della Gastroenterologia della Mediterranea.
L’incontro, che si terrà il prossimo 15 marzo 2017 alle ore 17.00, presso la sala conferenze “G. Zannini” della Clinica Mediterranea, sarà moderato da Maria Triassi, Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Federico II di Napoli.
L’incidenza più elevata nei Paesi ad alto sviluppo economico induce a ritenere che il rischio sia associato ad una dieta ricca di grassi, proteine, calorie, alcol e carne, ma povera di fibre, calcio e folati. Per prevenire tale tipo di tumore è dunque utile adottare una dieta bilanciata ricca di verdure e frutta fresca, limitata nella carne, povera di grassi, sale e conservanti contenenti nitrati.
Il 25% delle diagnosi di tumore del colon-retto avviene in fase avanzata. In questi casi le possibilità di sopravvivenza sono limitate. È quindi fondamentale migliorare l’adesione alle campagne di screening (un test in grado di ridurre del 20% la mortalità nel tumore del colon-retto proprio perché permette di individuare lesioni sospette in stadio iniziale) ancora scarsa nel nostro Paese, con un marcato gradiente geografico di copertura: 57% al Nord, 39% al Centro e 16% al Sud, con significative differenze regionali. Particolarmente allarmanti i dati della Campania, dove dal 2010 al 2012 solo il 10% delle persone nella fascia 50-69 anni, ha eseguito l’esame per la prevenzione dei tumori colonrettali nei tempi raccomandati. In Emilia Romagna la percentuale è al 64%.
“È necessario migliorare la consapevolezza sull’importanza della prevenzione – afferma Celeste Condorelli, Amministratore Delegato Clinica Mediterranea – i sintomi possono essere confusi con quelli di altre patologie e, quando viene individuato, il tumore si è già diffuso. Spesso, però, quando pensiamo di volerci sottoporre ad accertamenti preventivi ci sentiamo confusi su quali esami fare, oppure ci sentiamo troppo giovani per certi controlli, con il rischio di tralasciarli o di sottoporci ad eccessivi ed inutili esami. Per questo motivo abbiamo chiesto agli esperti di fare luce su chi, come, quando e perché secondo le più recenti indicazioni internazionali”.
A queste e altre domande si cercherà di dare risposta durante il prossimo appuntamento Mondo Donna.