Un grande apprezzamento, soprattutto per l’integrazione tra tecnologie e competenze scientifiche: questo il responso del Final Review Meeting del progetto SHERPA (Smart collaboration between Humans and ground-aErial Robots for imProving rescuing activities in Alpine environments), che si è svolto a Davos lo scorso fine settimana. SHERPA è un sistema a servizio dei soccorritori basato sull’uso di droni, robot, aereomodelli ad ala fissa: il suo obiettivo è raggiungere luoghi oggetto di slavine in pochi minuti e localizzare i dispersi travolti dalla neve, mentre sistemi alternativi impiegano ore o sono addirittura inagibili in alcune situazioni. Un’innovazione tecnologica con alte finalità sociali, visto l’incremento di incidenti in alta quota dovuti all’improvviso distacco di slavine, come ad esempio testimonia la valanga di ieri nella stazione di Tignes in Savoia: un evento che non ha provocato vittime ma che lo scorso 13 febbraio, sempre in questa zona, si era replicato su una pista da sci, travolgendo e uccidendo 4 persone.
Veloce ed efficace nell’individuazione dei dispersi, SHERPA salvaguarda anche gli stessi soccorritori, grazie all’uso di robot nominati come animali: “falchi” (aeromodelli), “asini intelligenti” (rover) e “vespe” (droni). Elementi che compongono il progetto SHERPA, ideato da giovanissimi ricercatori europei guidati dal DEI (Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione) dell’Università di Bologna.
Dopo 4 anni di sviluppo, il progetto è stato valutato positivamente dai funzionari europei durante il Final Review Meeting tenutosi a Davos (Svizzera) lo scorso 2 e 3 marzo. La valutazione positiva nasce dal riconoscimento di aver coinvolto un ampio spettro professionalità (da chi si occupa di intelligenza artificiale a ingegneri dell’automazione e ai soccorritori del CAI) e dall’ideazione di una tecnologia estremamente innovativa (frutto appunto di diverse professionalità) nella modalità di interazione tra uomo e macchina. Un risultato non scontato come spiega Lorenzo Marconi del DEI, coordinatore del progetto SHERPA e del corso di studi in Ingegneria dell’Automazione dell’Università di Bologna: «Non era facile riuscire a far dialogare delle tecnologie così diverse: dai sistemi di intelligenza artificiale alla meccatronica, agli algoritmi di controllo. SHERPA è oggi una piattaforma dove sono integrate tante tecnologie diverse, sia hardware che software. E l’abbiamo testata, come richiesto dai valutatori europei, anche in situazioni dinamiche». Ovvero in condizioni meteorologiche e scenari di soccorso che cambiano repentinamente.
Un’innovazione sociale nata da un progetto partecipato a livello europeo che mette la tecnologia al servizio dei soccorritori e che infatti ha trovato la collaborazione e l’interesse del Soccorso Alpino del CAI (Club Alpino Italiano) e dei Carabinieri. A tal proposito, la legione Carabinieri Trentino Alto Adige, ha invitato il prof. Marconi ad eseguire una dimostrazione della tecnologia SHERPA il prossimo 16 Marzo, nel corso di una giornata di addestramento dei Carabinieri sciatori che si svolgerà nel Comprensorio sciistico “Ski Center Latemar” (Obereggen, BZ): con l’occasione sarà donato all’Arma dei Carabinieri un drone WASP. SHERPA è infatti un progetto scientifico mai così attuale e opportuno visto il grande numero di incidenti in alta quota causati dalla neve: secondo i dati del CAI, si è passati dai 1300 del 1955 ai circa 8mila del 2014. SHERPA nasce proprio per il soccorso nell’arco alpino, drammaticamente al centro di diversi incidenti causati dall’improvviso distacco di masse nevose. Adesso, dopo quattro anni di sviluppo, il progetto SHERPA è stato testato nella sua interezza durante il Final Review Meeting appena concluso a Davos che ha visto la presenza di tutti i soggetti operativi guidati dal DEI di Bologna: l’Eth di Zurigo, l’Università di Leuven in Belgio, l’Università di Napoli Federico II, l’Università di Linkopings in Svezia, l’Università di Twente in Svizzera, l’Università di Bremen in Germania, quindi due aziende (la Bluebotics di Losanna, specializzata in robotica, e l’Asla Tech di Bologna, specializzata in droni) e il Club Alpino Italiano come “end user” del progetto. Questo network di eccellenze europee ha creato contaminazione tra settori diversi per creare un prodotto originale e unico.
Il team che ha realizzato SHERPA è composto da ricercatori giovanissimi, provenienti da tutta Europa, la cui età media è 28 anni. «È uno di quei progetti che sensibilizzano gli studenti – precisa Lorenzo Marconi – non è tecnologia astratta, ma ha un chiaro ambito applicativo e questo condiziona quella che è la sensibilità generale degli studiosi coinvolti». Perché SHERPA risponde ad un’esigenza sociale: «Ricerca e soccorso hanno un grande bisogno di tecnologie avanzate ma sono gli ambiti più arretrati perché poco attrattivi verso grandi aziende visto che non garantiscono grandi ritorni sull’investimento: eppure i numeri dei dispersi in montagna sono in forte crescita». Uno scopo sociale riconosciuto dal team di ricerca, come spiega Nicola Mimmo, ricercatore del progetto Sherpa e tecnico sviluppatore dei droni: «Il network di SHERPA ci ha formato e fatto crescere: è bello far parte di un gruppo che crea un progetto che fa del bene alla società». Con grande attenzione anche al rapporto tra uomo e robot, spiega ancora Mimmo: «Con un gruppo internazionale si possono condividere esigenze e idee: è importante, soprattutto perché il rischio di sviluppare un’intelligenza robotica è abbandonare il lato umano delle cose. Per questo in Sherpa l’uomo è sempre al centro del sistema: così si economizza tempo nei soccorsi, pur mantenendo la leadership dell’azione in mani umane».
Fondamentale è stato il ruolo di coordinamento del DEI dell’Università di Bologna, eccellenza del settore: «SHERPA è fortemente legato all’Ingegneria dell’Automazione – continua Marconi – che è sicuramente una realtà qui a Bologna: abbiamo un corso di studio di 150 unità che già da qualche anno richiederebbe almeno il doppio degli studenti». Basti pensare che ad un anno dalla laurea il 95% degli studenti ha già trovato lavoro (fonte: Almalaurea), «grazie anche ad un indotto rilevante di imprese, che sono sempre più interessate all’automazione industriale, basti pensare alla filiera del packaging industriale: e in questo ambito, Bologna è un leader mondiale». Per questo, secondo Marconi, «I follow up di questo progetto saranno industriali. SHERPA ha “rotto il ghiaccio” su una piattaforma che ora è lontana dall’essere sfruttata industrialmente: lo sforzo che occorre fare è focalizzarsi su alcuni elementi per renderlo commerciale. Questo sforzo sarà portato avanti da una parte del network Sherpa, a partire dall’Italia: la speranza è che un giorno sia spendibile domani anche in altre nazioni europee».