Malattie neurodegenerative, diagnosi e cura del cancro e dell’osteoporosi, ricerca farmaceutica, realizzazione di dispositivi medici e software per la pianificazione e la strategia delle procedure chirurgiche. La finanza scommette sul biotech e sull’healthcare. Oltre 23 milioni di euro di investimenti in 15 start-up innovative: questo, in sintesi, il bilancio di 9 anni di ‘BioInItaly Investment Forum & Intesa Sanpaolo StartUp Initiative’, l’evento organizzato da Assobiotec e giunto quest’anno alla decima edizione, che consente a start-up e finanziatori di interfacciarsi ed eventualmente intraprendere un percorso insieme. Un roadshow nel quale 15 start-up del biotech e dell’healthcare e biomedicale raccontano i loro progetti a potenziali investitori finanziari e corporate. Ad aggiudicarsi i premi ‘Gabriele Corbelli Award’ e ‘Novartis Oncology Award’ sono stati quest’anno rispettivamente BrainDTech ed enGenome.
La prima, fondata nella provincia di Milano nel 2016, muove la propria ricerca dalla consapevolezza che esistono oltre 400 malattie neurologiche o neurodegenerative e che, per la maggior parte di queste, la diagnosi avviene osservando i sintomi clinici, quando il danno a livello cellulare è già avvenuto. BrainDTech sviluppa un sistema predittivo basato su un meccanismo molecolare recentemente scoperto e brevettato, che si evidenzia nelle prime fasi della neuroinfiammazione, quando la neurodegenerazione non ha ancora causato la manifestazione clinica.
EnGenome, invece, nasce come spin-off dell’università di Pavia. La sua missione è fornire la tecnologia software per l’analisi dei dati di sequenziamento in campo oncologico. Integrando bioinformatica, intelligenza artificiale e high performance cloud computing, il team ha sviluppato una soluzione software che individua con accuratezza le mutazioni di base dei tumori. Il software riesce in particolare a rilevare le mutazioni delle cellule cancerogene più rare, fornendo una completa caratterizzazione dei tumori e un supporto alla medicina di precisione.
Rispetto alle start-up, “numericamente l’Italia è messa abbastanza bene, la sua è una situazione comparabile con quella degli altri Paesi europei” spiega all’AdnKronos Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec. “Il problema oggi è ancora rappresentato dalla dimensione. Le nostre imprese sono ancora veramente piccole o microscopiche; fanno fatica a crescere e reggere la competizione nel mercato internazionale e, dunque, sostanzialmente a raggiungere quei capitali che da start-up le portano a diventare delle vere aziende“.
Ed è in questa fase che diventa importante il supporto della finanza: “Intervengono innanzitutto i Business Angels che provvedono a investimenti quantitativamente non importantissimi, che vanno dalle centinaia di migliaia di euro al milione o 2, ma sono fondamentali accompagnatori che hanno capacità e competenze per vedere il potenziale delle start-up“.
Proprio in Italia “è recentemente nato un gruppo di Business Angels specializzati nella biotecnologia. Un passo importante. Il secondo è quello dei venture capital che sono certamente l’interlocutore principale. Quello che oggi manca in Italia – rileva Palmisano – è un grande gruppo di investitori molto specializzati, ma qualcosa si sta muovendo anche da noi“. (AdnKronos)
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Ricerca: la finanza scommette su healthcare e biotech
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