Marte, traguardo numero uno nell’agenda delle principali agenzie spaziali, pone sfide che vanno ben oltre l’esplorazione extraplanetaria.
Per spedire il primo equipaggio sul pianeta rosso infatti non basta un razzo potente: è di vitale importanza capire anche gli effetti che un viaggio andata e ritorno di circa tre anni nello spazio potrebbe avere sul corpo umano.
La NASA, che ha promesso di mandare i primi astronauti sul suolo marziano nel 2030, ha iniziato da tempo a condurre ricerche per esplorare gli eventuali rischi per la salute dei viaggi nello spazio profondo.
Ora un nuovo studio finanziato dall’agenzia americana e condotto da un team di ricerca del Wake Forest Institute for Regenerative Medicine ha scoperto alcune possibili conseguenze dannose dell’esposizione prolungata al deep space, evidenziate a partire dall’analisi delle cellule staminali.
Gli scienziati – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno indagato gli effetti su queste cellule delle radiazioni spaziali, simili a quelle che gli astronauti potrebbero incontrare in un viaggio verso Marte: i risultati mostrano per la prima volta un possibile legame con il rischio di leucemia.
“La nostra scoperta – dice Christopher Porada, leader dello studio, pubblicato sulla rivista Leukemia – è problematica perché mostra che l’esposizione alle radiazioni potrebbe aumentare il rischio di leucemia in due modi diversi. L’obiettivo è ora aiutare la NASA a trovare strategie per prevenire questi rischi.”
I ‘due modi’ messi in luce da Porada e colleghi riguardano due diverse forme di radiazione, entrambe associate al fattore di rischio di contrarre la malattia: le particelle energetiche solari (SEP, da solar energetic particles) e i raggi cosmici (GCR, da galactic cosmic ray).
Per rendere sicuri i viaggi nello spazio, occorre dunque prendere in considerazione anche questo potenziale pericolo. Gli scienziati stanno già iniziando a testare eventuali integrazioni alimentari per prevenire il rischio di ‘leucemia spaziale’, ma saranno necessari studi più approfonditi.