Speciale Ict, Smart city: 200 progetti pilota in Cina tra orti urbani e Internet of Things

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Le grandi città cinesi sono risultate tra le più inquinate al mondo per il terzo anno consecutivo. Il livello di Pm2.5 ha infatti raggiunto la soglia di 1000 microgrammi per metro cubo, contro il limite di 10 fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Si tratta di un particolato molto fine che, proprio per questa sua caratteristica, è in grado di penetrare profondamente nei polmoni, sopratutto durante la respirazione dalla bocca. Si stima che questo particolato rappresenti tra il 50 per cento ed il 60 per cento del totale del ben piu’ noto Pm10. Per tale ragione la salute dei cittadini è pesantemente messa in pericolo (oltre 1 milioni di morti tra chi abita in città nel 2012, tra ictus, tumori e malattie cardiache, il peggior dato al mondo) e la stessa economia risente di limitazioni e continui interventi da parte delle amministrazioni pubbliche, che causano un aumento dei costi e il blocco del traffico automobilistico e aereo, soprattutto a causa della densa nebbia di smog che ha avvolto molte delle citta’ del Nord Est del Paese.

Un inquinamento diffuso e persistente che non riguarda solo l’aria cittadina che respiriamo, ma anche le risorse idriche e la terra: “Si calcola che un quinto della terra coltivabile sia pesantemente inquinata, con conseguenze davvero difficili da stimare per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti agricoli e la salute degli animali negli allevamenti”. Le cause di questo disastro ambientale sono da rintracciarsi specificatamente nell’estrazione e l’utilizzo del carbone e nell’eccessivo traffico automobilistico privato (si stima che ogni giorno tra Pechino e Shanghai si riversano in strada oltre 20 milioni di veicoli). Per questi motivi il Governo di Pechino ha stabilita’ nuove priorita’ per l’economia nazionale, con piani di investimenti di quasi 100 miliardi di dollari in mobilita’ elettrica e trasporti ferroviari. Un altro problema grosso per la Cina e’ la crescita incontrollata del fenomeno di inurbamento, con la costruzione di altri due grandi agglomerati urbani che dovrebbero attirare piu’ di 100 milioni di abitanti. Ben 13 su 14 megalopoli nel mondo saranno situate in Cina entro il 2030. Oggi Shanghai conta 24 milioni di abitanti, praticamente piu’ persone che tutta l’Australia messa assieme.

L’anno scorso e’ stato lanciato il 13mo Piano quinquennale finalizzato a delineare gli obiettivi di crescita e quindi di sostenibilita’ ambientale da raggiungere per il 2021. E’ stato fissato come obiettivo strategico la riduzione del 18 per cento delle giornate in citta’ con superamento dei livelli di Pm2.5, mentre si sta prendendo in considerazione la possibilita’ di obbligare l’industria dell’acciaio e l’alluminio (e quella dei fertilizzanti) di tagliare drasticamente le emissioni di CO2. Al momento sono stati lanciati 200 progetti pilota smart city con lo scopo di trasformare le citta’ in ambiente piu’ sani, con una migliore qualita’ della vita per i cittadini, piu’ aree verdi e tecnologicamente avanzati. Uno di questi e’ in corso nel futuro centro urbano di Meixi City, nella provincia di Hunan, uno dei piu’ rilevanti progetti di green development urbano con l’impiego di soluzioni Internet of Things (sensori, apps, oggetti intelligenti interconnessi tra cui smart bins, hot spot multiservizi, hardware per semafori e parcheggi intelligenti). La smart city in questione, per un massimo di 200 mila persone, sara’ suddivisa in quartieri abitati da non piu’ di 10 mila cittadini e alternati ad aree verdi attrezzate e orti urbani. L’energia sara’ gestita e distribuita attraverso le smart grid e anche le risorse idriche saranno gestite in maniera efficiente, sfruttando le soluzioni di riciclo e riuso di smart water systems.

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