Germania, Olanda, Danimarca, Regno Unito e Austria si oppongono alla copertura al 100% di finanziamento Ue per le operazioni di ricostruzione in seguito a catastrofi naturali. E’ quanto emerso dalla riunione degli ambasciatori presso la Ue. Si tratta di una questione prevalentemente simbolica perche’ nel caso delle iniziative per la ricostruzione post-Terremoto in Italia si tratta di un contributo di appena 20 milioni di euro. La linea prevalsa tra i ’28’ e’ di mantenere un tasso di cofinanziamento Ue al 90% (con il 10% a carico dello Stato).
All’origine della scelta dei 5 Stati, la difesa estremamente rigida delle regole di co-finanziamento. “Tutti sanno che la proposta della Commissione, molto apprezzata dal governo italiano, e’ un atto importante di solidarieta’ politica nei confronti delle nostre popolazioni terremotate e che non aggiungeva nuovi fondi, non introduceva nuovi criteri per lo stanziamento e soprattutto non metteva in discussione i pilastri della politica di coesione – ha dichiarato l’ambasciatore Massari -, in sostanza non si tratta di soldi, ma di principi: se si vuole dimostrare solidarieta’ in circostanze tragiche, questa solidarieta’ deve essere piena, non ha senso circoscriverla con la contabilita’, sarebbe come dire: come europei, siamo solidali al 90%. E’ stata persa un’occasione per dare un segnale chiaro, semplice e forte a tutti i cittadini europei, che come mai in questo momento storico hanno un profondo bisogno di essere rassicurati sul senso e sui valori Ue“.
La Commissione europea aveva proposto a fine novembre di finanziare totalmente le operazioni di ricostruzione nell’ambito di programmi dei fondi strutturali attraverso una modifica del regolamento per la politica di coesione per il periodo 2014-2020, introducendo anche la possibilita’ di finanziare totalmente anche il restauro del patrimonio culturale attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). La modifica integrerebbe il sostegno del Fondo di solidarieta’ Ue permettendodi risparmiare risorse nazionali. Nel quadro di questa misura eccezionale, le operazioni di ricostruzione potrebbero essere finanziate direttamente subito dopo una catastrofe. L’ammontare dei danni indicati dei terremoti indicato dal governo italiano e’ di 23,5 miliardi e il Fondo di solidarieta’ Ue prevede un intervento di 1,2-1,3 miliardi. Per quanto riguarda i fondi di coesione, quelli oggetto della diatriba di oggi, la cifra e’ minima, si tratta di 200 milioni, che se sara’ seguita la regola del 90% rappresenterebbero un esborso di 20 milioni da parte dell’Italia. Non regge l’argomento secondo cui l’estensione del finanziamento al 100% scardinerebbe i principi su cui si fondano gli interventi Ue, dal momento che per la “garanzia giovani” di prevede la possibilita’ di interventi europei al 100%. Da un lato pesa un approccio rigidamente ‘contabile’ nella gestione del bilancio a fronte di emergenze da parte di alcuni paesi, probabilmente conta anche la volonta’ di posizionarsi di fronte alle discussioni sul bilancio multiannuale oltre il 2020 nella Ue senza il Regno Unito: alcuni paesi temerebbero piu’ degli altri che gli Stati dell’Est possano sfruttare il ricorso frequente a finanziamenti al 100% e aprire nuovi fronti di ‘opposizione’ sulle scelte future di bilancio.